Il Governatore in scadenza a ottobre. E' battaglia intorno alla successione. Poco tempo per il progetto del segretario Pd che punta su Marco Fortis

Si racconta che in occasione delle considerazioni finali pronunciate dal Governatore di Bankitalia Ignazio Visco lo scorso 31 maggio, l'ex premier Matteo Renzi si sia lasciato andare ad una battuta che certificava lo stato dei rapporti tra il segretario del Pd e il padrone di casa a via Nazionale. "Speriamo che siano veramente finali", avrebbe detto Renzi a chi gli ricordava il tradizionale appuntamento di Palazzo Koch.

Le ragioni di questo contrasto sono note e riguardano la crisi delle banche che, a detta di Renzi, Palazzo Koch ha gestito male, facendo in qualche caso precipitare le cose. Colpa, secondo l'ex premier, della Vigilanza e dunque anche del Governatore, che per parte sua non ha mai nascosto la sua disistima nel confronti del segretario del Pd, soprattutto quando occupava la poltrona di capo del Governo. Che sulla gestione della crisi bancaria palazzo Koch abbia qualche responsabilità è pur vero, ma questo non porta o non dovrebbe portare direttamente a un siluramento del Governatore, magari per mettere al suo posto un uomo di assoluta fiducia.

Quel che per mesi sembra aver pensato proprio Renzi, che sul taccuino aveva, e forse ha ancora, un nome solo: quello di Marco Fortis, economista dal piglio renziano visto che come l'ex premier è solito prevedere boom, riprese e miracoli tutti italiani. All'insegna di uno sfrenato ottimismo. Candidatura sfiorita come quella di Lucrezia Reichlin, sondata da Renzi anche per un incarico ministeriale, ma che ha sempre rifiutato ogni proposta, criticando, per altro, non poche volte la politica economica del precedente esecutivo.

Al Nazareno sono comunque partiti nei mesi scorsi all'attacco del Governatore, usando la clava della commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche sulle cui finalità non esistono dubbi, come ha ricordato lo stesso Renzi in una conversazione di qualche mese fa con Il Foglio: "Se c'è un motivo per cui sono contento che la legislatura vada avanti fino all'aprile del 2018" aveva detto, "è che avremo molto tempo per studiare i comportamenti di tutte le istituzioni competenti. Cioè competenti per modo di dire…".

Il fatto è che di tempo sembra ormai esserne rimasto poco, visto che il mandato di Visco scade ad ottobre e risulta difficile pensare che la commissione parlamentare possa dimostrarne in un lasso di tempo così breve, l'incompetenza, se mai c'è o c'è stata. E mentre dai vertici del Pd aumentavano i decibel contro Visco, in altre stanze molto più ovattate si cominciava a ragionare sul fatto che alla fine la scelta migliore sarebbe stata proprio la riconferma dell'attuale Governatore. Mattarella e Gentiloni lo hanno praticamente blindato nel corso di alcuni colloqui riservati (decide il Governo ma è prassi che ci sia il via libera del Quirinale sul nuovo Governatore di via Nazionale) e con gesti significativi come la presenza del Capo dello Stato, caso unico, in prima fila ad ascoltare lo scorso giugno le considerazioni finali di Visco. O come il comunicato di sostegno alla Banca d'Italia diffuso da palazzo Chigi dopo le voci di un'inchiesta della magistratura sulla vigilanza di palazzo Koch.

Il triangolo di ferro per proteggere Visco ha però anche un altro significativo lato, quello di Mario Draghi, anche lui presente nei saloni di via Nazionale per ascoltare il discorso del Governatore. E' pur vero che nel 2011, quando Berlusconi propose Visco per sostituire proprio Draghi, chiamato a guidare la Bce, l'ex Governatore puntava a promuovere il direttore generale Fabrizio Saccomanni, o in alternativa il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, molto legato all'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Ma con il passar del tempo il rapporto tra via Nazionale e Francoforte si è consolidato, e Draghi ha finito per allinearsi a Mattarella e Gentiloni.

In realtà il partito di Draghi un candidato lo avrebbe pure: Ignazio Angeloni, economista 63enne scuola Bocconi e membro del board della Bce. Molto legato a Draghi, e a Mario Monti, sarebbe il candidato del presidente della Bce se all'ultimo minuto Visco dovesse sfilarsi per decisione sua o magari di altri (ma Forza Italia monitorata direttamente da Gentiloni avrebbe già dato il via libera alla riconferma). Accerchiato dall'accordo tra Mattarella-Gentiloni-Draghi, Matteo Renzi potrebbe tentare di sparigliare proponendo il nome del ministro dell'economia Pier Carlo Padoan. Già quando era a palazzo Chigi, Renzi pensò a 'liberarsi' di un ministro con cui aveva avuto non poche frizioni soprattutto in relazione ai rapporti con Bruxelles, facendo balenare l'ipotesi di una promozione di Padoan a via Nazionale. Il risultato del referendum con le dimissioni da palazzo Chigi fece saltare il piano di Renzi. Il che non significa che il nome non possa essere riproposto anche se mai nessun ministro ha lasciato la poltrona che occupava per sedersi su quella di via Nazionale. Ci fu è vero il caso di Guido Carli che nel 1959 diventò direttore generale e successivamente Governatore. Era stato ministro del commercio estero, ma si era dimesso dodici mesi prima del suo ingresso a via Nazionale.

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