La squadra campione d'Italia e vicecampione d'Europa non scoppia proprio di salute

Non si dovrà parlare di crisi, come ha chiarito Beppe Marotta nel pregara di Juventus-Sporting: di certo, lo spettacolo offerto dai bianconeri contro i portoghesi ha confermato che la squadra campione d'Italia e vicecampione d'Europa non scoppia proprio di salute.

In certi frangenti ed in certi periodi di una stagione massacrante è ovvio che i tre punti valgano più della prestazione. E ci mancherebbe altro: un pari avrebbe maledettamente danneggiato il proseguo del cammino qualificazione. E chiudere la terza gara consecutiva senza vittoria, contando anche il campionato, avrebbe evocato scomodi e deleteri spettri. L'impressione, però, è che il centro da tre punti messo a segno dal salvifico Mandzukic a sei minuti dalla fine, dopo che il piede vellutato di Pjanic aveva rimesso in corsa i bianconeri andati sotto con l'autorete fantozziana di Alex Sandro, rischi di nascondere la polvere sotto il tappeto.

La serata di Champions, negli auspici di Allegri, doveva coincidere con una netta sterzata dopo la sbandata contro la Lazio. Invece, i difetti messi in mostra anche contro lo Sporting hanno confermato quanto sia lontana la versione 'cannibale' della Juventus che abbiamo imparato a conoscere, ed ammirato, negli ultimi sei anni. Nel complesso la 'febbre' dei bianconeri è apparsa in miglioramento, soprattutto nella creazione delle occasioni da rete.

Alcuni sintomi, invece, persistono: le disattenzioni di una difesa che continua a non ingranare, il gioco che a tratti arranca, la sensazione di smarrimento portata dalle poche idee, la spia della riserva che si accende in anticipo, la poca cattiveria agonistica. E, ancora una volta, alcuni dei giocatori reclutati per lasciare il segno, ma anche alcuni esponenti della vecchia guardia, hanno tradito le attese. Il tecnico può giocarsi la carta di qualche alibi, vero. Gli infortuni giocano la loro parte, anche se una formazione che aspira a fare razzia in Italia ed Europa dovrebbe essere sufficientemente vaccinata alle imboscate dell'infermeria.

Altrettanto vero che gli impegni delle nazionali reclamano il loro tributo di energie. Ma contro la Lazio Dybala (ancora a secco in Champions) è stato risparmiato e ha giocato solo 25 minuti: può bastare per giustificare la sparizione, nella ripresa contro i lusitani, di un giocatore che a novembre compie 24 anni? La Joya, per altro, con l'Argentina non ha giocato nemmeno un minuto.

L'involuto Alex Sandro, un'ombra rispetto all'iradiddio ammirato la scorsa stagione, Benatia e Cuadrado, poi, sabato non si sono nemmeno alzati dalla panchina: un riposo che evidentemente non ha fatto bene, visto che i tre ieri sono stati i peggiori in campo. Sturaro, un altro da insufficienza in pagella e fischiato dal popolo dello Stadium, merita un discorso a parte: quello del terzino non potrà mai essere il suo ruolo, e vederlo all'opera non fa che aumentare i rimpianti per quell'assurda esclusione dalla lista Champions per far spazio a De Sciglio, pupillo di Allegri.

"Il carattere non deve mancare", ha twittato il tecnico livornese dopo il match, parole che suonano da sveglia. Buon per lui che l'aria di Champions ha rinvigorito Higuain, ha rinnovato l'appetito di Mandzukic (quattro gol nelle ultime quattro gare di Champions) e ha confermato il valore di Douglas Costa, il cui assist per il capoccione di 'Marione' ha confermato il brasiliano come acquisto bianconero più azzeccato (forse l'unico?). Ma non di soli colpi dei singoli vive una big che si è prefissata l'obiettivo di centrare il settimo sigillo in campionato e vendicare Cardiff.

Spogliato da quell'atteggiamento di padronanza e superiorità che ormai erano la consuetudine della casa, di questo passo il motore della Signora rischia di ingolfarsi ancora lungo il circuito. Tocca ad Allegri trovare gli anticorpi da iniettare ad una squadra ancora in cerca di una precisa identità e scacciare le perplessità che iniziano ad aleggiare intorno alla costruzione estiva della rosa, frutto di un mercato fino ad oggi più vicino ad essere rimandato a gennaio che alla promozione (i volti nuovi Bentancur e Bernardeschi contro lo Sporting sono rimasti in panchina). E destare quei giocatori che in questo momento, parole sue nel post-gara, sono un po' "disconnessi". E possibilmente in fretta. Le avversarie, in Europa e in Italia, corrono e non aspettano. 

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