Dopo il secondo giorno di "consultazioni" non sono stati fatti ancora nomi, ma è stata trovata un'intesa di massima con Lega e Pd

Il Movimento 5 Stelle è a un passo dalla presidenza della Camera dei deputati. Anche il secondo giro di 'consultazioni' dei capigruppo in pectore, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, si è chiuso infatti con una conferma: "Nessun partito ha espresso contrarietà" alla proposta pentastellata. Che parte da una considerazione avanzata proprio dal capo politico, Luigi Di Maio, durante la riunione di martedì mattina con i nuovi deputati: "Questa non sarà una partita per il governo" ma "per l'abolizione dei vitalizi", per questo "vogliamo che al M5S venga riconosciuta la presidenza della Camera, perché qui ci sono più vitalizi da tagliare e più regolamenti da modificare". Misure spendibili in qualunque situazione, sia che si debba affrontare una nuova campagna elettorale a stretto giro di posta, quindi meglio farlo con qualcosa di concreto tra le mani, sia per spiegare all'elettorato che eventuali alleanze per formare un governo sono propedeutiche solo alla realizzazione del programma.

La partita vera e propria per l'esecutivo, però, inizierà solo in un secondo momento. Per ora l'ordine di scuderia resta quello di chiudere un dossier alla volta e trarre dagli incontri con gli altri partiti per le presidenze di Camera e Senato anche il più piccolo segnale di apertura sui temi cari al Movimento. Infatti, i block notes di Toninelli e Grillo sono ricchi di appunti che potranno tornare utili tra qualche settimana e le pagine con più spunti sono quelle dedicate al primo degli incontri avuti oggi, quello con il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, con il quale non sono stati fatti ancora nomi, ma è stata trovata un'intesa di massima, per dirla alla Di Maio, che riconosca il risultato delle elezioni dello scorso 4 marzo. Ovvero, che premi i due vincitori, il M5S a Montecitorio e il Carroccio o qualche altro candidato indicato dalla coalizione di centrodestra al Senato, anche se con un'unica prescrizione, sempre la stessa: sono escluse figure con "condanne o processi in corso".

Una soluzione che alla fine sembra andar bene anche al Partito democratico, che dovrebbe avere suoi rappresentanti negli uffici di presidenza sia a Palazzo Madama, sia alla Camera. Il segretario reggente, Maurizio Martina, al termine delle 'consultazioni' con i Cinquestelle infatti conferma che "sul metodo siamo d'accordo". Chi tira il freno a mano è Fratelli d'Italia. Per il coordinatore Guido Crosetto "c'è la volontà di dialogare con tutti, a partire dagli M5S, senza però che nessuno pensi sia un diritto acquisito avere la presidenza della Camera o del Senato". Nulla osta, invece, da Liberi e uguali.

Esaurito il secondo giro di 'consultazioni', quindi, non resta che aspettare il momento in cui verranno scoperte finalmente le carte. Il Movimento da tempo punta su due nomi in particolare, l'ex direttore di 'Sky Tg 24', Emilio Carelli, o in alternativa il 'veterano' Riccardo Fraccaro. Nelle ultime ore prende quota anche la candidatura di Roberto Fico, ma al momento non arrivano conferme dal mondo pentastellato. Qualcuno, off the records, però, ritiene difficile la scalata dell'ex presidente della Vigilanza Rai alla terza carica dello Stato, dopo che in passato si era espresso pubblicamente contro qualsiasi possibilità di alleanza con la Lega: potrebbe essere inteso come un segnale di chiusura a Salvini.

Giovedì, comunque, ne sapremo di più: alla vigilia dell'inizio dei lavori della diciottesima legislatura, tutte le riserve dovrebbero essere definitivamente sciolte.

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