Dal palco di Atreju, la leader di Fratelli d'Italia si dice pronta a scendere in campo contro Belusconi e Salvini

Si fa affollato di possibili leader il campo del centrodestra. Dopo Silvio Berlusconi, che ne ha rivendicato la paternità, e Matteo Salvini, pronto a lanciare un'Opa per il futuro, anche Giorgia Meloni si dice della partita. "Sono in campo per la leadership del centrodestra", dice chiudendo la sua 'Atreju'. "Del resto – ironizza facendo riferimento alle primarie online del M5S – se compete Di Maio possiamo agevolmente competere anche noi".

Il centrodestra, è la linea, non si esaurisce tra Arcore e Pontida, ma comprende anche Roma e tutta l'Italia. La leader di Fratelli d'Italia incalza i compagni di strada: "Ci dicano solamente qual è lo strumento – dice – Che siano le primarie o le preferenze, io voglio un metodo con il quale potermi misurare". Entrambe le possibilità sono da sempre osteggiate da Berlusconi, favorevole invece a una consultazione tra gli iscritti, sia pur con regole più stringenti rispetto a quelle che regolano le primarie Pd, è, invece, il segretario del Carroccio.

Quando sarà chiaro quale sarà la legge elettorale che regolerà il voto, è il ragionamento di Meloni, si dovrà trovare il modo per scegliere il leader. Fratelli d'Italia, diversamente da FI e Lega che siedono al tavolo della trattativa con il Pd, continua a bocciare il Rosatellum bis. "Chiediamo che ci siano un premio di maggioranza e le preferenze – ribadisce Meloni – Per 10 anni tutti hanno chiesto basta nominati, io voglio che i parlamentari di FdI li scelgano i cittadini".

Per il futuro un punto di partenza potrebbe essere il 'modello Sicilia', dove FI, Lega e FdI sostengono insieme Musumeci. "Continuo a dire che la coalizione dovrebbe presentarsi unita alle prossime elezioni e continuo a dire che dovrebbe farlo su un progetto chiaro e coraggioso". Prima, è la linea di Meloni, "vengono gli interessi degli italiani". Sia sul fronte immigrazione ("il Pd invece vuole una sostituzione etnica", accusa), sia per quel che riguarda l'Europa ("deve diventare una confederazione di Stati e non il parcogiochi dei francesi e dei tedeschi", chiarisce).

In quest'ottica una stoccata Meloni la riserva anche all'indipendentista Salvini: "I referendum di Lombardia e Veneto non ci appassionano. La ricchezza delle regioni del nord è effimera senza il contesto nazionale. Qui non ci sono i popoli italiani, ma una sola patria. Su questo non si transige", sentenzia. Nonostante il centrodestra unito sia in testa in tutti i sondaggi, sono ancora tanti, insomma, i nodi da sciogliere. A questo doveva servire un tavolo a tre Berlusconi-Salvini-Meloni, in un primo momento messo in agenda per inizio settembre, ma non ancora convocato.

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