Sarteano (Siena), 13 mag. (LaPresse) – Ventiquattro ore “di ritiro” per i ministri, in un’abbazia in Toscana. Così le aveva definite Enrico Letta su Twitter, “per programmare, conoscersi, fare spogliatoio”. Ma alla fine, come spesso accade nel dietro le quinte dei club più blasonati, nello spogliatoio sono volati gli stracci. Il silenzio delle colline senesi e l’assoluta tranquillità dell’abbazia benedettina di Spineto non bastano infatti a contenere l’eco della ‘miccia’ (per usare le parole del neo segretario del Pd Guglielmo Epifani) innescata dalla manifestazione Pdl di Brescia e dalla presenza, sotto al palco, dei membri del Governo.

Al termine della due giorni, dopo lo scontro tra Letta e Alfano durante il viaggio di andata e lo stop concordato tra i due e imposto ai ministri a manifestazioni elettorali e dibattiti televisivi che non siano incentrati sui lavori del Governo, è il premier stesso a spiegare il perché della decisione presa: “Abbiamo deciso di attenerci ad una regola per cui i ministri si occupano del Governo e fanno del loro meglio per dare le risposte ai problemi del Paese, con l’impegno a stare fuori dalle vicende politiche e partitiche a partire dalla campagna elettorale per le amministrative. E’ una decisione di buon senso per superare problemi che ci sono”, spiega.

Il premier e il suo vice, seduti di fianco durante una conferenza stampa, non negano infatti che il cammino dell’esecutivo appena nato sia già pieno di ostacoli. “Come avete visto – sottolinea Alfano – questa due giorni non ha superato problemi che esistono da 20 anni, e che ci sono, ma è servita per dimostrare che non abbiamo intenzione di soccombervi. Siamo qui per il bene dell’Italia”. Il ritiro serve allora per mettere a punto la road map dei primi 100 giorni del Governo. Quattro, spiega Letta, i capitoli principali: lavoro (“soprattutto per i giovani”), casa (il premier non nomina mai la sospensione dell’Imu, che comunque sarà all’ordine del giorno del Cdm di venerdì mattina, ma di “fiscalità della casa”), sburocratizzazione e riforme. “Vorrei che la riforma politica passasse un punto di non ritorno in questi primi 100 giorni”, dice Letta annunciando la creazione di una Convenzione per le riforme composta dalle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato che proceda parallelamente ad un pool di esperti esterni di nomina governativa. “Il ministro per le Riforme – aggiunge poi Letta – dovrà immediatamente fare una verifica fra le forze politiche per capire quali possibilità ci sono per mettere in sicurezza subito legge elettorale”.

Il ragionamento è chiaro: dovesse succedere “l’imponderabile”, ammette il premier, con il ‘porcellum’ “non si può andare a votare”, bisogna capire quali piccoli cambiamenti si possano apportare “per creare una rete di protezione perché non ci sia la paura di andare al voto di nuovo con questa legge elettorale che è il danno politico peggiore che il nostro Paese possa avere”. Il presidente del Consiglio nega che “l’imponderabile” sia dietro l’angolo, che possa essere legato al calendario delle sentenze giudiziarie che vedono Silvio Berlusconi sul banco degli imputati, o alla possibilità che in Parlamento si creino maggioranze variabili che diano il via libera a provvedimenti che metterebbero in crisi il futuro dell’esecutivo (tra cui ad esempio l’ineleggibilità del Cavaliere).

“Dentro lo spogliatoio abbiamo discusso – ammette Letta – ma così va bene. Quando cominceranno le interviste dei ministri gli uni contro gli altri ci preoccuperemo e ognuno farà le sue scelte in piena libertà, io in primis. Ma le cose si dicono dentro con franchezza e lealtà. Si stabiliscono delle regole e poi le regole si applicano fuori. Io spero che questo diventi un metodo di lavoro”.

“Arriveranno temi imprevisti sui quali si discuterà anche animosamente – aggiunge – ma se ci sarà lo ‘spirito di Spineto’ vorrà dire che avremo fatto un passo in avanti”.

Lealtà e franchezza, diventano anche le parole che fanno da didascalia alla foto di gruppo, postata sul profilo Twitter di palazzo Chigi al termine della due giorni, che ritrae il presidente del Consiglio, Alfano e tutti i ministri sul prato di fronte l’abbazia. L’hashtag scelto dalla comunicazione di palazzo Chigi è proprio ‘#lospiritodispineto’. Nelle stesse ore a Milano va in scena la requisitoria del processo sul caso Ruby. Il pm Ilda Boccassini chiede sei anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per Berlusconi. “Solo falsità e odio, povera Italia”, commenta il Cav attaccando ancora una volta i giudici. Lealtà e franchezza basteranno a ‘mister Letta’ per tener buono lo spogliatoio e arrivare al panettone?

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