A preoccupare allenatore e dirigenza è lo stato psicofisico in cui versano i bianconeri

Non è giusto mettere un limite a un sogno, meno che mai a un'ambizione, specialmente se si tratta della Juventus che ha per slogan aziendale l'hastag 'fino alla fine'. Non è giusto, no, anche perché i limiti emergono da soli: quelli della squadra di Massimiliano Allegri, adesso, sono sotto gli occhi di tutti.

La sconfitta contro il Napoli fa sensazione, però non era del tutto imprevedibile: i prodromi della caduta si erano percepiti a Crotone, in quella partita svuotata e sciatta, in quel lento corricchiare per il campo, nell'impalpabilità di alcune prestazioni dei singoli. Una scivolata prima del tonfo.

Nulla è compromesso, classifica alla mano la Juventus è ancora avanti un punto anche se ha un calendario oggettivamente più difficile del Napoli, ma a preoccupare allenatore e dirigenza è lo stato psicofisico in cui versano i bianconeri più che l'elenco degli avversari da affrontare.

La sensazione è che la disavventura di Madrid abbia svuotato i bianconeri, li abbia prosciugati di energie, li abbia fiaccati a livello nervoso. Se anche il più in forma, il brasiliano Douglas Costa, stecca di brutto e torna quello inguardabile di inizio stagione, significa che qualcosa non va. In fondo, della scomparsa di Paulo Dybala, cuore spezzato dalla ex fidanzata Antonella, si sa da un pezzo: e, infatti, da un pezzo è quasi una palla al piede; dei disagi di Gonzalo Higuain, centravanti che non tira più in porta, pure; della 'cottura' di Khedira anche.

E poi ci sono i malumori di Marchisio: insomma, si potrebbe andare avanti. La Juventus quest'anno non è mai stata squadra, o lo è stata raramente. Ha vinto spesso perché più forte, più strutturata, più abituata a stare in alto. Ma affiorano, inesorabili, i limiti della campagna acquisti estiva: chi doveva aumentare lo standard di competività non lo ha fatto o lo ha fatto solo parzialmente. Però è vero che se la Juventus ha le batterie scariche nella fase più delicata del campionato è anche colpa degli infortuni: l'ultimo, vittima Chiellini, rischia di essere pesantissimo perché né Howedes né tantomeno Rugani posseggono il medesimo spessore. E De Sciglio è uno dei nuovi che ha deluso. E Barzagli lotta contro la carta di identità. Citiamo Allegri: adesso serve qualcosa di straordinario. Che significa ristabilire l'ordinario perduto: sarebbe già tantissimo. Però il tempo stringe, l'Inter è alle porte e l'idea di essere braccati di sicuro non aiuta.
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata