In un articolo si parlava del principe come di colui "che sparò all'Isola di Cavallo uccidendo un uomo"

Vittorio Emanuele di Savoia non è stato diffamato da Repubblica che, nel 2007, per la penna di Maurizio Crosetti (parlando di una celebrazione nella Reggia di Venaria) lo definì "Quello che usò con disinvoltura il fucile all'isola di Cavallo, uccidendo un uomo " (Dirk Hamer) e non ha nemmeno diritto all'oblio perché il diritto all'oblio "si deve confrontare col diritto della collettività a essere informata e aggiornata sui fatti da cui dipende la formazione dei propri convincimenti, anche quando ne derivi discredito alla persona titolare di quel diritto, sicchè non può dolersi Savoia della riesumazione di un fatto certamente idoneo alla formazione della pubblica opinione". Parole della Corte di Cassazione che ha così confermato l'assoluzione dell'allora direttore Ezio Mauro e, appunto, di Maurizio Crosetti per l'articolo del 2007 dal quale l'erede al trono di Savoia si era sentito diffamato.

I fatti, quelli di cronaca, risalgono al 18 agosto del 1978 e fecero, allora, molto scalpore. Quella notte alla fonda dell'Isola francese di Cavallo (Corsica) c'erano diverse imbarcazioni, tra le quali lo yacht di Vittorio Emanuele (che oggi ha 80 anni, ma allora ne aveva 39 e conduceva una vita piuttosto mondana). Tutto nacque da uno scherzo perpetrato da alcuni ospiti della barca del miliardario americano Nicky Pende che, non avendo di meglio da fare, "rubarono" il canotto legato allo yacht dei Savoia. Sulla tolda della barca comparve Vittorio Emanuele armato di carabina che sparò alcuni colpi in direzione dei fuggitivi senza colpirli. Uno dei proiettili, però, attraverso il fasciame di una barca vicina (il "Mapagia" della famiglia Leone) e andò a conficcarsi nella gamba di un giovane tedesco di 19 anni, Dirk Hamer che dormiva tranquillamente. Il ragazzo fu molto sfortunato perché i soccorsi ritardarono, la gamba andò in cancrena e Dirk morì quattro mesi dopo tra terribili sofferenze.

Ci fu un processo piuttosto confuso e con molti punti oscuri: molti personaggi del bel mondo internazionale andarono a testimoniare a favore di Vittorio Emanuele, si parlò di un'altra arma (una P38) che avrebbe sparato quella notte, nessuno riuscì a dimostrare nulla né in un senso né nell'altro e, alla fine, la Camera d'accusa di Parigi prosciolse il principe dall'accusa di omicidio e lo condannò a sei mesi per porto abusivo d'armi.

La vicenda tornò a galla diversi anni dopo, il 21 giugno del 2006 quando Vittorio Emanuele si trovava rinchiuso nel carcere di Potenza in seguito a un'accusa di corruzione e sfruttamento della prostituzione che furono poi archiviate per insussistenza dei fatti. In quell'occasione, il principe venne intercettato e se ne uscì con diverse frasi sulla notte dell'Isola di Cavallo e la sparatoria che causò la morte del giovane Hamer. Questa la principale che senbvrava rappresentare una vera e propria ammissione di colpa: "Anche se avevo torto… devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga".

Anche in questo caso, intorno all'intercettazione, nacque un polverone. I difensori del Savoia sostennero che era stata manipolata, i parenti di Dirk Hamer la fecero pubblicare alcuni anni dopo e la registrazione sembra dar loro ragione. Ad ogni modo, tutti i dati di questa storia portano ad almeno una certezza: il principe quella notte sparò e uccise un uomo indipendentemente dalla propria volontà di uccidere.. La Cassazione, nella sua sentenza, afferma: "Se la conclusione, nel 1991, della vicenda giudiziaria, iniziata con l'accusa di omicidio volontario, non consentì alle autorità francesi di muovere contestazioni ad altro titolo…. non per questo risulta illegittimo, e quindi diffamatorio, ogni collegamento" del Savoia con 'l'incidente' dell'isola di Cavallo dato che "questo collegamento è pacifico nella sua materialità". L'articolo di Maurizio Crosetti esprime dunque una critica "certamente legittima. Ove si era voluto rimarcare che la partecipazione di Savoia alle celebrazioni per la riapertura della reggia di Venaria era, stanti i trascorsi del personaggio, quantomeno inopportuna".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata