Di Attilio Celeghini
Torino, 22 apr. (LaPresse) – Nell’ultima stagione è tornato in patria e si è rivelato, alla faccia del celebre detto, profeta. Dopo un lungo tour tra Centro e Sud Italia, Andrei Agius ha detto ‘sì’ all’Hibernians e con la maglia dei ‘Pavoni’ bianconeri ha conquistato, con tre turni di anticipo, il campionato di Malta, il suo paese natale. Un titolo che mancava in bacheca da sei anni. Decisiva la vittoria per 3-1 in casa del Floriana, che ha allungato a 30 le gare senza sconfitte della formazione con sede nella città di Paola: campioni di un torneo che non può certo vantare un grande appeal nella scena calcistica europea, d’accordo, ma non per questo privo di spunti, storie, volti.
Come quella di Agius, difensore centrale classe 1986, e punto di forza della sua nazionale, con la quale ha sfidato le ‘big’ d’Europa nei prestigiosi templi calcistici nei cammini di qualificazione a Mondiali ed Europei. Con la divisa di Malta, ironia del destino, Andrei ha incrociato in campo in più di un’occasione l’Italia. L’ultima volta nell’ambito delle qualificazioni ad Euro 2016, lo scorso 13 ottobre, a Ta’Qali: vittoria azzurra firmata da Graziano Pellè. Proprio l’Italia si può considerare la seconda patria calcistica di Agius, visto che nel qui ha vestito, tra le altre, le maglie di Messina, Salernitana, Latina e Torres.
“L’esperienza più bella? Sicuramente a Latina, dove nel 2012-2013 abbiamo conquistato la promozione in Serie B e vinto la Coppa Italia di Lega Pro”, spiega Andrei a LaPresse. Per un giocatore nato e cresciuto a Malta, l’Italia calcistica è un sogno? “No, non l’ho mai vissuto come tale”, confessa Angius. “Ho sempre visto l’Italia più come una grande scuola, del resto tutto quello che so del calcio l’ho imparato lì. Il mio modello di ispirazione? Fabio Cannavaro”. Anche il tifo batte per un club della Serie A nostrana: “Ho sempre seguito con simpatia la Juventus”, svela. Sarà anche per una questione cromatica che ha accettato all’inizio della scorsa stagione la proposta dei bianconeri Hibernians: “Dopo l’esperienza con l’Aprilia, sono rimasto svincolato”, spiega. “Ho atteso nuove offerte, ma in Lega Pro la situazione economica dei club non è delle migliori. Si è presentato invece l’Hibernians. Una società ambiziosa, che puntava a vincere. Una progetto importante per chi, come il sottoscritto, era in cerca di aria nuova, di un cambiamento. E vista la stagione direi che è andata bene”.
Quali sono le differenze tra il nostro calcio e quello maltese? “In Italia – sottolinea – il gioco è molto più tattico e a tratti noioso. Il movimento calcistico maltese è in crescita. Qui non ci sono i vincoli per gli stranieri: arrivano molti sudamericani, soprattutto brasiliani ed argentini. E ci sono anche molti italiani”. Quanto alla nazionale, allenata da Pietro Ghedin, “certo è una formazione con i suoi limiti”, ammette Angius. “Su una popolazione di circa 400mila abitanti non è che ci sia molta scelta. Ma è una squadra che non molla mai, che dà il massimo in ogni partita”.
Se la selezione biancorossa non può, per il momento, ancora ambire a qualificarsi per i maggiori tornei, una soddisfazione non da poco per i giocatori è quella di poter sfidare tête-à-tête i top player continentali. “Sono belle partite, dove hai occasione di giocare davanti ad un grande pubblico”, racconta Agius. “Passi dai 7000 spettatori nella tua squadra di club ai 30mila nei match in casa di Portogallo o Germania. E il confronto con i campioni è sempre uno stuzzicante banco di prova, dove puoi misurare il tuo livello. Personalmente, me la sono sempre cavata bene. Il giocatore che più mi ha impressionato dal vivo? Ibrahimovic”. Svezia-Malta 4-0 a Goteborg, qualificazioni ai Mondiali 2010. “Non è stato proprio facile marcarlo: è quasi alto due metri”. Nel tuo futuro ci sarà ancora spazio per un’avventura italiana? “Perché no”, chiarisce il difensore. “Io vado ovunque: basta che il progetto sia serio. Con l’Hibernians ho siglato un biennale, ma se arriva l’offerta giusta non escludo di trasferirmi. Non perché vivere a Malta non mi piaccia, tutt’altro: ma il livello calcistico di altri Paesi è decisamente più alto. E io sono ambizioso”.
Inevitabile, in giorni drammatici come questi, non toccare un tema che Malta, ‘perla del Mediterraneo’, sente da vicino. Il dramma dell’immigrazione. “Il nostro paese è un po’ come un ping pong”, spiega Agius. “Molti sbarcano da noi anche se la loro vera meta è l’Europa. In ogni caso, qui si respira un’atmosfera di accoglienza: Malta è piena di stranieri, non solo italiani, ma anche gente dell’Est. Per tutti, l’immigrato è uno straniero come gli altri. Certo – osserva ancora – il problema è la quantità degli arrivi: il nostro è un paese piccolo”.
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