Di Andrea Capello. Montecarlo (Monaco), 8 dic. (LaPresse) – Il Cio corre veloce verso il futuro ed il suo presidente Thomas Bach ancora di più. E’ bastato infatti un solo giorno, rispetto ai due previsti, dell’Assemblea Straordinaria di Montecarlo per approvare tutti i 40 i punti dell’Agenda 2020 che apre una nuova era nella storia del Comitato Olimpico. La novità più succulenta è quella che riguarda le prossime candidature ai Giochi. Dopo i tanti, troppi, ritiri nelle ultime corse all’organizzazione il mondo dell’olimpismo volta pagina. Candidature più snelle, costi contenuti ed anche eventuali delocalizzazioni. Questa la ricetta scelta per tornare a rendere l’Olimpiade un evento appetibile a tante nazioni. Una vera e propria rivoluzione fortemente voluta e giustamente festeggiata da Bach: “Sono felice dell’unanimità con le quali sono state votate le 40 proposte. Abbiamo preso le decisioni giuste portando il movimento olimpico più vicino alle persone”, le sue parole colme di gioia al termine della giornata.

Musica per le orecchie del presidente del Coni, Giovanni Malagò, e del suo sogno targato 2024. “Molte cose si sapevano e c’è anche qualcosa in più – le sue parole – Un’elasticità sulla candidatura che era impensabile fino all’avvento del presidente Bach. E’ stato di parola, ha dimostrato molto coraggio ed apre una nuova era”. Il presidente del Comitato Olimpico italiano infatti ammette che: “Senza queste aperture Roma non sarebbe stata candidabile”. “Ora che si è partiti con il discorso dell’allargamento – argomenta Malagò – conta la credibilità del progetto perché di fatto non viene impedito di fare nulla ma non si è neanche autorizzati a fare tutto. Ogni situazione deve essere vista punto per punto ma già l’essere messi in condizione di poterlo fare è molto interessante”. La volontà di cullare il sogno del 2024 è quindi più forte che mai, tanto in Malagò quanto in Matteo Renzi primo sostenitore della candidatura. I due potrebbero ufficializzarla già il 15 dicembre quando il premier sarà al Coni per la consegna dei Collari d’Oro. Intanto il telefono sulla linea Montecarlo-Roma è squillato a più riprese: “Ci siamo sentiti e ci sentiremo ancora stasera – rivela il numero uno dello sport italiano – Il premier voleva sapere come andavano le cose e se le aspettative della vigilia erano state rispettate. Gli ho detto: assolutamente sì, anche qualcosa di meglio. Mi ha risposto che era molto contento”.

Con le nuove raccomandazioni il Cio diventa parte attiva delle procedure di candidatura tramite il processo dell’invito attraverso il quale permette alle città interessate di presentare i propri progetti e discuterne insieme sempre all’insegna della sostenibilità economica e del contenimento dei costi. Per quanto riguarda la delocalizzazione degli eventi le discussioni sono ancora aperte ma, ad esempio, per quanto concerne gli sport di squadra potrebbero essere giocati altrove rispetto alla città ospitante i Giochi fino ai quarti di finale. “Lo stadio di Pechino lo hanno aperto tre volte dopo le Olimpiadi. Non sono questi i segni che deve dare l’olimpismo”, l’esempio calzante fatto dal menbro Cio, Mario Pescante, in merito alle tante ‘cattedrali’ costruite in passato. L’operazione ‘porte aperte’ di Bach aumenterà certamente il numero delle candidate: “I candidati si contavano sulla punta della dita, ora in molti ci stanno facendo un pensierino e mi sembra leggittimo”, dice a riguardo il presidente Malagò.

Neanche le ultime vicissitudini della politica romana sembrano scalfire l’ottimismo del capo dello sport italiano: “Sono molto sconcertato ed amareggiato ma per affrontarlo ci sono due scuole di pensiero – le sue parole – C’è chi, anche legittimamente, dice basta. Noi siamo questi, non ci meritiamo niente e non possiamo fare nessuno sogno piccolo o grande che sia. Una reazione emotiva molto comprensibile. C’è poi la seconda, alla quale appartengo, che dice: noi non siamo questo, sono una piccola minoranza che ci ha umiliato, denigrato e che dobbiamo emarginare perché non possiamo permettere a queste persone, che già hanno fatto danni sia economici che di immagine ipotecassero pure il futuro dei nostri giovani impedendo al Paese di avere una speranza”. L’ultimo scoglio resta poi, nonostante le ultime modifiche approvate dal Cio, quello dell’opinione pubblica da convincere in un momento difficile per l’Italia. “Oggi conta molto la credibilità e la storia delle persone che uno individua”, dichiara Malagò puntando tutto sulla trasparenza. L’inevitabile parola d’ordine che dovrà essere giocata insieme al contenimento dei costi per convincere il Paese a remare tutto dalla stessa parte di questa difficile ma anche entusiasmante partita.

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