Ncd ha rimandato al mittente, e quindi a Matteo Renzi, l'invito di convergere sulla legge del 1993

Il fronte contro il Mattarellum si fortifica e dopo giorni di silenzio entra nel dibattito anche Silvio Berlusconi. Forza Italia non vede un'altra soluzione che quella di "un sistema elettorale proporzionale che garantisca la corrispondenza tra la maggioranza parlamentare e la maggioranza popolare. E solo una legge proporzionale in uno scenario politico tripolare può garantire che la maggioranza in parlamento si identifichi con la maggioranza dei cittadini". Il leader azzurro, che aveva promesso agli alleati di centrodestra di rivedersi dopo le feste e confrontarsi sulle diverse posizioni in merito alla nuova legge elettorale, oggi esce allo scoperto ed interviene confermando il 'no' al Mattarellum. E non è tutto. L'ex Cav invita il premier Gentiloni apprezzato per "lo stile sobrio ed equilibrato fin qui manifestato", affinchè "traduca in concreto il proposito di facilitare un accordo su questa materia, che ovviamente spetta al Parlamento, e che in sede parlamentare il Pd dimostri di aver capito la lezione della sconfitta referendaria e si renda partecipe di un percorso condiviso sulle regole". Insomma da Berlusconi arriva un chiaro 'basta diktat' da parte del Nazareno al quale rinnova anche la necessità di tavolo di discussione che sia di ampia condivisione.

Oggi anche Ncd ha rimandato al mittente, e quindi a Matteo Renzi, l'invito di convergere sulla legge del 1993. L'alleato di governo questa mattina, con Maurizio Lupi, ha spiegato che "il quadro politico non è più quello del '94, non c'è più un sistema bipolare e rischiamo un risultato che non rappresenti fino in fondo la volontà degli elettori". Un 'no' secco sul metodo elettorale, ma non sul percorso da seguire per arrivare a una legge condivisa che, secondo Lupi deve "essere un'altra questione sulla quale lavorare insieme alle opposizioni". E poi l'assist agli ex colleghi azzurri "ho guardato con molto favore alla disponibilità di Forza Italia su Mps. Una disponibilità reale, non formale sul fronte delle emergenze". Di fatto sia il partito di Silvio Berlusconi che quello di Angelino Alfano hanno in testa la stessa idea di legge elettorale fondata sul proporzionale con premio per la governabilità. Posizione già formalizzata da Ap in una proposta depositata alla Camera.

Il Partito democratico comunque resta irremovibile sul Mattarellum e con Matteo Orfini sollecita le opposizioni: "Penso che abbiamo il dovere di provarci, però serve che ognuno giochi la partita a carte scoperte e con sincerità. Noi abbiamo avanzato una proposta, quella del Mattarellum e sulla base di questa proposta abbiamo il dovere di verificare in tempi rapidissimi la disponibilità delle altre forze politiche". E poi annuncia: "Nelle prossime ore dovremmo incontrare formalmente le altre forze politiche per comprendere in modo chiaro e trasparente quale sia la loro posizione. Avevamo proposto di farlo prima del referendum e ci risposero 'ne parliamo dopo il 4 dicembre'. Ormai dicembre sta per finire ed è il tempo che ognuno si assuma il suo pezzo di responsabilità".

L'appello però non piace soprattutto a Forza Italia. "La legge elettorale non si scrive nella loro sede di partito ma in Parlamento; non può esserci alcuna imposizione ma è necessaria la massima condivisione possibile fra tutte le forze politiche, così come auspicato anche dal presidente Mattarella" ribadisce Deborah Bergamini. "Orfini striglia gli altri partiti e chiede che tutte le forze politiche si siedano intorno a un tavolo per modificare la legge elettorale – attacca Daniela Santanché – Un tavolo presuppone un dialogo, non diktat e decisioni assunte al Nazareno o a palazzo Chigi. Come al solito la schizofrenia del Pd rischia di mandare tutto per aria". A dire 'No' forte e chiaro è Renato Brunetta che respinge "un Nazareno 2.0" o "all'ennesima forzatura da parte del Pd". Non è d'accordo Lorenzo Guerini: "Rispondere che la legge elettorale si fa in Parlamento senza accordo preliminare significa in realtà puntare solo a perdere tempo e a questa prospettiva il Partito Democratico non è disponibile. Per questo ribadiamo la nostra volontà a incontrare in tempi molto brevi tutte le forze politiche che intendono confrontarsi seriamente e realmente senza tergiversare". Le posizioni sono quindi ben definite e c'è anche chi, come Renato Schifani, avanza la proposta di far iniziare il percorso della nuova legge elettorale dal Senato per "avere un corretto avvio".
 

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