È la prima volta dal 1953 che un membro della famiglia Kim al potere in Corea del Nord mette piede su suolo sud-coreano

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in che, all'ingresso della squadra delle Coree unite nello stadio olimpico, si volta e stringe la mano alla sorella del 'nemico', il leader del Nord, Kim Jong-un. È bastato questo unico gesto per far entrare i Giochi olimpici di PyeongChang nella storia e per cancellare giorni di congetture, di parole, di rumors contrastanti. Sì, il regime di Pyongyang ha inviato davvero al Sud una delle personalità più influenti e più vicine al dittatore, Kim Yo Jong.

È la prima volta dal 1953 che un membro della famiglia Kim al potere in Corea del Nord mette piede su suolo sud-coreano. E no, il tanto atteso e rimandato incontro tra il vicepresidente americano Mike Pence e Kim Yong-nam, 'presidente' de facto nordcoreano per il ruolo di capo del cerimoniale, non è avvenuto. Pence ha addirittura disertato la cena organizzata da Moon con i capi di Stato evitando di sedersi allo stesso tavolo dell'alto delegato del Nord. Una vicenda così complessa come sono i rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord non la si poteva 'semplificare' con un semplice colloquio informale.

La strategia della tensione messa in atto dall'amministrazione Trump nei confronti di Pyongyang non prevede momenti distensivi: l'affaire 'Corea del Nord' non poteva prendere il sopravvento sull'evento sportivo di caratura mondiale. Anche se alla fine così è stato, per buona pace del presidente americano. La cerimonia di apertura dei Giochi ha consacrato il messaggio pacifista di queste Olimpiadi invernali, segnate da una stretta di mano tra due Paesi ancora tecnicamente in guerra, dato che l'armistizio siglato nel 1953 non rappresenta un trattato di pace, e accompagnate della canzone di John Lennon 'Imagine'. Simbolico, certo, ma assolutamente impensabile fino a qualche settimana fa. Ed è qui che lo sport si mischia alla politica, in una partita in cui gli Stati Uniti sembrano voler restare ai margini. Ma le due Coree vanno avanti, così come da tempo auspica il presidente Moon. Un desiderio di pace, il suo, che lo ha portato a ignorare una buona fetta dell'opinione pubblica, contraria a una riunificazione, e a invitare la sorella di Kim a un incontro previsto domani a Seul. La 'tregua olimpica' sottoscritta dalle due Coree potrebbe tramutarsi in un approccio distensivo e, forse, in un ritorno ai negoziati. Come ipotizza la Cnn, citando fonti diplomatiche, c'è una "buona chance" che Kim Yo- jong ricambi la gentilezza e inviti il presidente sudcoreano a Pyongyang "prima o poi quest'anno". Nulla è finalizzato, ancora, ma le premesse sembrano buone. E Washington sembra non essersene accorta.

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