I campioni d'Italia non perdono un colpo in campionato pur viaggiando al minimo sindacale

Ancora una volta ha vinto la Juventus, ancora una volta la Juventus non ha lasciato una bella impressione di sé. E se i campioni d'Italia non perdono un colpo in campionato pur viaggiando al minimo sindacale, viene abbastanza facile immaginare cosa accadrà (o potrebbe accadere) quando tutti saranno in condizioni atletiche accettabili e Massimiliano Allegri sarà riuscito a plasmare la squadra a suo piacimento.

Contro la Fiorentina si è rivelata decisiva una stoccata di Mandzukic, anche se se l'unico davvero sopra la media è stato l'ultimo arrivato, l'uruguayano Rodrigo Bentancur, uno di cui si parlerà molto nei prossimi anni. Il derby prossimo venturo (sabato sera) avrà pure esercitato un effetto lenitivo, però non basta per legittimare le troppe imprecisioni, almeno fino a quando si è giocato in parità numerica. Rimane una considerazione numerica assoluta: 15 punti su 15 e primato in classifica con il Napoli.

Il primo tempo non è stato memorabile, un po' perché la Fiorentina ha saputo difendersi con ordine e senza dare il senso sgradevole della pura barricata, aggrappata soprattutto agli scatti di Chiesa, un po' perché la Juventus inizialmente non è sembrata calata nel match con la dovuta determinazione. E' vero che un po' per le assenze forzate e un po' per il turnover scientifico i bianconeri erano parecchio alternativi, ma certi passaggi a vuoto hanno sollevato perplessità e qualche ovazione di stupore. Bentancur è di (ottima) prospettiva ed è una nota lieta; però il timido Rugani non è lo sfacciato Bonucci, come Asamoah non è il clone di Alex Sandro: e poi Chiesa è un bell'ossicino da mordere.

Davanti c'è stata sofferenza: Higuain si sa che è giù di carrozzeria, Cuadrado era di luna storta e così all'appello è rimasto appena Dybala, al quale non si può sempre chiedere di confezionare miracoli. Questo per dire che all'intervallo la Juventus è andata senza nemmeno un tiro in porta e con la sola punizione (9') calciata a lato da La Joya, conseguenza di una supremazia sincopata e di una manovra non proprio avvolgente. Meno che mai travolgente.

La sensazione è stata duplice: poca gamba, cioè poca brillantezza, e poca imprevedibilità, con una assenza pressoché assoluta di verticalizzazioni. Un insieme di situazioni che ha permesso alla Fiorentina di attrezzarsi per il disbrigo della fase difensiva, non sempre impeccabile, e di provare ogni tanto a mettere la testa fuori dal guscio. La sostituzione di Laurini con Gaspar dopo sei minuti della ripresa è stata una sorta di iattura per la Viola. Proprio il nuovo entrato, infatti, ha dormito su Mandzukic (7') che ha potuto spezzare l'equilibrio della partita e dare un senso alla sua presenza, fino ad allora in linea con quella di Cuadrado e Higuain.

Un episodio che ha spostato il risultato e anche alcune dinamiche che parevano cristallizzate, perché la Fiorentina ha dovuto osare di più e i campioni d'Italia hanno avuto più spazi e più libertà per agire. Il paradosso è stato che il vantaggio ha accentuato le imprecisioni dei bianconeri, in particolar modo negli appoggi e negli scarichi a centrocampo, fino a quando Badelj non ha pensato di abbattere Matuidi, conquistando il secondo giallo e quindi l'espulsione. Grazie all'utilizzo della Var, Doveri ha corretto la sua decisione, trasformando il rigore (che aveva concesso) giustamente in una punizione dal limite. L'ultima parte del match è stata una recita a soggetto, in 10 la Fiorentina non è mai uscita dalla contesa (occasione di Dias allo scadere) ma ha rischiato il secondo gol (ancora Mandzukic). Dettagli in attesa della stracittadina. 

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