La bufera giudiziaria che ha travolto il progetto da un miliardo mette a rischio la realizzazione dell'impianto

Il sogno sportivo Tor di Valle sempre più in bilico, appeso a tanti "se". La bufera giudiziaria che ha travolto il progetto da un miliardo dello stadio giallorosso mette, infatti, a rischio la realizzazione dell'impianto, sui cui tanto avevano puntato sia la proprietà Usa (James Pallotta in primis) e sia il Comune di Roma. E i condizionali più pesanti arrivano proprio dalla numero 1 del Campidoglio, quella Virginia Raggi che solo 24 ore aveva spiegato che "se non ci sono irregolarità" si può andare avanti. Ma visto che dalle nuove carte non arrivano certo rassicurazioni (con il presunto coinvolgimento anche del presidente del Coni Giovanni Malagò), a Palazzo Senatorio va in scena in mattinata un téte a téte tra la sindaca e Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma. Dopo un colloquio di meno di sessanta minuti la direzione comune è tracciata: sullo stadio si va avanti, a patto però di superare nuovi controlli. Raggi usa il termine "verifica", che se avrà un "esito positivo" permetterà il proseguimento dei lavori. Il dirigente giallorosso non si sbilancia e in un breve video cita la valutazione di "passaggi procedurali a nostra disposizione per cercare di salvaguardare questo progetto su cui abbiamo lavorato per tanti anni".

ITER INIZIATO 6 ANNI FA. L'iter della nuova casa dei tifosi romanisti è iniziato alla fine del 2012, mentre il percorso amministrativo era ormai in vista del traguardo, con l'accordo di convenzione e la variante da votare in Comune entro l'estate. L'inchiesta della procura romana porterà quantomeno un forte rallentamento per i lavori, perchè presumibilmente un commissario dovrà vagliare insieme al Comune e alle autorità se dietro a tutti gli atti dell'opera licenziati fino ad oggi ci siano state o meno condotte illecite. Pallotta confida che alla fine lo stadio si farà, dopo che già nel 2012 l'imprenditore a stelle e strisce aveva annunciato l'intenzione di avere un'arena tutta sua. Un lumicino si speranza c'è: se non dovessero emergere atti illegittimi il progetto potrebbe passare in blocco dal gruppo Eurnova (guidato proprio da Parnasi) a una nuova società. In caso di naufragio totale, l'addio dell'attuale proprietà sarebbe invece pressochè certo, con tutti gli effetti negativi che conseguirebbero per il progetto sportivo targato Di Francesco. Al momento però politica e calcio capitolino sono appesi a grossi "se" tra intercettazioni spiazzanti e prime pietre in attesa di essere posate da anni.

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