Washington (Usa), 18 set. (LaPresse/AP) – Sparatoria nella sede della marina statunitense di Navy Yard a Washington. La polizia ha accertato che ad aprire il fuoco è stato solo un uomo, che è stato successivamente ucciso nello scontro a fuoco con gli agenti. Inizialmente le autorità avevano invece fatto sapere che stavano cercand un secondo sospettato, che indossava una uniforme in stile militare. L’ultimo bilancio è di 13 morti e ci si aspetta che i tre feriti che si trovano in ospedale riusciranno a sopravvivere. L’aggressore è stato identificato: si tratta di un 34enne ex riservista della marina Usa, che aveva vissuto in Texas e non era più in servizio dal 2011. Intanto per le indagini non è esclusa alcuna pista, compresa quella del terrorismo. Ieri sera regnava la paura per le strade di Washington: la polizia aveva infatti invitato i cittadini a rimanere a casa e a stare lontani da Navy Yard ed erano state intensificate le misure di sicurezza nei pressi del Campidoglio e dei principali edifici governativi. Il Senato è stato chiuso per alcune ore mentre proseguivano le ricerche del presunto secondo sospettato.
LA SPARATORIA NELLA BASE NAVY YARD. I primi spari sono stati avvertiti intorno alle 8.20 ora locale (le 14.20 in Italia). Inizialmente si parlava di un solo aggressore armato ed è partita la caccia all’uomo. Dopo le 16 ora italiana di ieri è giunta la notizia che l’uomo era stato bloccato, ma non messo in custodia; infine l’annuncio che era stato ucciso. Intanto la polizia aveva cominciato a cercare altre due persone ritenute sospettate, che secondo i testimoni indossavano uniformi in stile militare. Ma in serata la polizia del District of Columbia ha fatto sapere che uno dei due ricercati era stato identificato e non si trattava di un sospettato.
Si tratta del peggiore attacco a una struttura militare Usa dalla strage di Fort Hood del 2009, avvenuta in Texas, dove uno psichiatra dell’esercito, il maggiore Nidal Hasan, uccise 13 persone. Hasan si è difeso dicendo che si trattava di uno sforzo per provare a salvare vite di musulmani oltreoceano ed è stato condannato il mese scorso alla pena di morte.
LE VITTIME. L’ultimo bilancio delle vittime, fornito dal sindaco di Washington Vincent Gray, è di 13 morti. Almeno tre invece i feriti, fra i quali c’è un agente della polizia di Washington D.C. colpito nello scontro a fuoco. Nonostante i feriti siano giunti in ospedale in condizioni critiche, il Washington Hospital Center ha fatto sapere che i tre non dovrebbero essere in pericolo di vita. Il bilancio dei 13 morti comprende l’aggressore ucciso.
L’AGGRESSORE UCCISO, EX RISERVISTA DELLA MARINA. L’aggressore che è stato ucciso è stato identificato: si tratta di Aaron Alexis, 34 anni, ex riservista full-time della marina Usa fra il 2007 e il 2011. Lasciò il servizio il 31 gennaio del 2011, ma non è chiaro per quale motivo. Prima di allora viveva in Texas, dove lavorava per lo squadrone n° 46 di supporto logistico alla flotta a Fort Worth; secondo i documenti della marina, tuttavia, si era registrato a New York.
L’Fbi ha rivelato che il giovane aveva un pass valido per entrare nel complesso, dove lavorava come contractor del dipartimento della Difesa per un progetto di computer del corpo di marina e marines.Nella struttura può entrare armato solo il personale di sicurezza autorizzato. Era stato inoltre un aiuto elettricista dell’aeronautica in una unità di Fort Worth, in Texas. Buddista, era cresciuto a New York, ma il luogo della sua ultima residenza era appunto il Texas. Pare che avesse talvolta degli scatti di rabbia e che si lamentasse della marina e di essere vittima di discriminazioni. In passato aveva avuto problemi con la giustizia ed era stato coinvolto in due sparatorie, nel 2004 e nel 2010, a Fort Worth e a Seattle.
IL KILLER AVEVA TRE ARMI. Al momento della sparatoria a Navy Yard portava con sé tre armi: un fucile d’assalto AR-15, un fucile a pompa e una pistola che aveva preso a un poliziotto sul posto. A riferire questo dettaglio sono due ufficiali federali coperti dall’anonimato.
COS’E’ LA BASE DI NAVY YARD A WASHINGTON. La base di Navy Yard è sede del Naval Sea Systems Command, il più grande dei cinque commandi tecnici della Marina degli Stati Uniti, dove lavorano circa tremila persone. Il complesso ha tre ingressi: uno usato dai visitatori, un altro solo per impiegati dell’esercito e civili del dipartimento della Difesa e il terzo per gli autobus. Il Naval Sea Systems Command si occupa di costruzione, acquisto e manutenzione di navi e sottomarini della Marina Usa, oltre che dei loro sistemi di combattimento. E qui è convogliato un quarto dell’intero budget destinato alla Marina Usa. La base si trova in un quartiere in rapida espansione lungo le rive del fiume Anacostia, nella zona sudoccidentale di Washington, a pochi isolati di distanza dallo stadio di baseball Nationals Park e circa 1,6 chilometri a sudest del Campidoglio, cioè la sede del Congresso degli Stati Uniti. Dista inoltre 5,6 chilometri dalla Casa Bianca.
OBAMA: ATTO DI CODARDIA. Immediata la reazione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che viene costantemente aggiornato sugli sviluppi della vicenda. Parlando dalla Casa Bianca, Obama ha parlato di “un atto di codardia” e ha affermato che i responsabili dovranno rispondere di quanto fatto. Obama ha definito le vittime di oggi degli “americani coraggiosi”, dicendo che erano consapevoli del rischio che si correva a prestare servizio oltremare, ma non si sarebbero aspettati “una violenza così inimmaginabile” in patria.
BANDIERE A MEZZ’ASTA FINO A VENERDI’. In serata il presidente Usa ha inoltre ordinato di tenere le bandiere a mezz’asta in onore delle vittime della sparatoria. Le bandiere verranno abbassate immediatamente e che rimarranno così fino al tramonto venerdì e l’ordine riguarda tutti gli edifici pubblici, militari, le ambasciate e altre sedi diplomatiche Usa all’estero e le navi della marina.
NON ESCLUSA NEANCHE PISTA TERRORISMO. Ancora non è noto quale sia il movente dietro la sparatoria. E sebbene il fatto che l’aggressore ucciso fosse un ex dipendente della marina possa suggerire motivi legati alla professione, un funzionario del governo federale fa sapere che non è esclusa nessuna pista, compresa quella del terrorismo. In serata però il sindaco di Washington D.C., alla domanda se la sparatoria possa essere un attacco terroristico, ha risposto che “non abbiamo ragioni di pensarlo a questo stadio”. Delle indagini si sta occupando l’Fbi.
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