Torna la rubrica che racconta particolarità, storie e consigli del meraviglioso mondo delle piante e dei fiori
Buongiorno a tutti e ben ritrovati. Dopo un mesetto di pausa estiva rieccomi qui a scrivervi e descrivervi particolarità, storie e consigli del meraviglioso mondo delle piante e dei fiori. In questo mese ne ho incontrate davvero tante, ma una pianta in particolare, nonostante la conoscessi da sempre, mi ha davvero stupito per un aspetto su cui non avevo mai posto l’attenzione: il suo profumo.
Facilmente queste piante le notiamo ondeggiare ai soffi di vento lungo le nostre coste e sulle isole, oppure le vediamo oscillare al passaggio veloce delle auto ai bordi e negli spartitraffico stradali. Vi sto parlando dell’oleandro, la pianta che celebra l’estate, il vero protagonista estivo di giardini e terrazzi. Arbusto sempreverde, amante del sole, del vento, e della salsedine, l’oleandro (Nerium Oleander) è un buon amico sia delle tamerici, con le quali condivide l’attrazione per i corsi d’acqua, sia di pittospori e ginestre, con i quali, invece, trova il proprio agio sui terreni aridi e asciutti. L’oleandro, in poche parole, ben si adatta a diversi tipi di terreno e habitat, e cresce e si sviluppa praticamente ovunque nel Centro-Sud Italia e nelle nostre belle isole, ma già dalla Liguria a scendere è facile incontrarlo. Si tratta di un arbusto che può raggiungere anche i quattro-cinque metri di altezza e che possiede foglie coriacee, lineari e lanceolate. I fiori hanno una forma a campanella e possono essere semplici, con pochi petali, semi-doppi o doppi, con molti più petali, e li si può ammirare in diverse tonalità di colore: rosa, bianco, e porpora, i più comuni, ma anche salmone, giallo e albicocca, grazie ai magheggi dei maestri ibridatori.
Nonostante allo stato spontaneo l’oleandro cresca preferendo luoghi impervi, è una pianta che si presta facilmente ad essere coltivata in vaso, purché sia più profondo che largo, in modo da permettere alle radici di svilupparsi. Ideale per terrazzi e giardini, l’oleandro sa resistere senza problemi nel caldo mediterraneo grazie alle sue foglie coriacee che preservano la perdita di umidità. Necessita di molte ore di sole, e la sua carenza riduce la produzione di foglie, e la fioritura, quasi, si azzera.
Fin dall’antichità, inoltre, si è a conoscenza della velenosità dell’oleandro: tutte le parti sono tossiche poiché contengono glicosidi cardioattivi, i cardenolidi, capaci di alterare il ritmo cardiaco, causando aritmie di varia natura. Le parti più tossiche della pianta sono i semi e le radici, seguiti da frutti e foglie. Va evitato anche il suo utilizzo come combustibile, ad esempio come legno per barbecue, in quanto porterebbe alla possibilità di inalare fumi tossici. Però non va assolutamente demonizzato. Basta prestare attenzione a non ingerirlo e a lavarsi le mani in caso di contatto con il liquido lattiginoso in esso contenuto, per godere della bellezza e del profumo dell’oleandro: un profumo caramellato, di mandorla, indimenticabile. Un profumo intenso, ipnotico, un richiamo quasi ancestrale che ti spinge più e più volte ad avvicinarti per annusarne la fragranza. Complice forse il clima marittimo, un profumo così intenso, nei fiori di oleandro, in particolare quelli rosa a fiore doppio, non l’avevo davvero mai sentito.
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