Lo riferisce il rapporto World Energy Outlook dell'Agenzia internazionale per l'energia (Aie): la guerra ha ripercussioni anche sull'inquinamento
La guerra in Ucraina ha avuto ripercussioni anche sull’inquinamento. Lo riferisce il rapporto World Energy Outlook dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie). Il ricorso ai combustibili fossili per fronteggiare la crisi energetica porterà ad un picco massimo di emissioni globali di CO2 nel 2025, secondo il rapporto dell’Aie, che sottolinea però come le politiche per ridurre il ricorso ai combustibili fossili adottate da molti paesi “aiutano a spingere gli investimenti globali nell’energia pulita a oltre 2 trilioni di dollari all’anno entro il 2030, con un aumento di oltre il 50% rispetto a oggi”. “Man mano che i mercati si riequilibrano in questo scenario, il vantaggio per il carbone dalla crisi odierna è temporaneo poiché le energie rinnovabili, supportate dal nucleare, vedono guadagni sostenuti. Di conseguenza, nel 2025 viene raggiunto un punto massimo per le emissioni globali”.
“Allo stesso tempo, i mercati energetici internazionali subiscono un profondo riorientamento negli anni 2020 mentre i paesi si adeguano alla rottura dei flussi Russia-Europa”, si legge ancora nel rapporto.”I mercati e le politiche dell’energia sono cambiati a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, non solo per il momento, ma per i decenni a venire”, ha affermato il direttore esecutivo dell’Aie Fatih Birol. “Anche con le impostazioni politiche odierne, il mondo dell’energia sta cambiando radicalmente davanti ai nostri occhi. Le risposte dei governi in tutto il mondo promettono di fare di questo un punto di svolta storico e definitivo verso un sistema energetico più pulito, più conveniente e più sicuro”.
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