Circa 8,1 milioni di persone vivono in zone a rischio frane, alluvioni e o erosione costiera
Il 93,9% dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera mentre 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni, per un totale di 8,1 milioni di cittadini in aeree a rischio. È quanto emerge dall’edizione 2021 del ‘Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori a di rischio’. E la Campania, dove si è verificata la frana di Ischia che ha provocato morti e dispersi, è la terza regione con valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni, secondo lo stesso dossier.
Le Regioni più a rischio
Le altre sono – secondo l’Ispra – Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria. Le famiglie a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni. Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (3,9%), quelli ubicati in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (10,7%).
Nel Rapporto 2021 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale è stato presentato un nuovo indicatore sugli aggregati strutturali a rischio frane. Le industrie e i servizi ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 84.000 con 220.000 addetti esposti a rischio.
In Italia 625mila frane, coprono 8% territorio
Gli eventi franosi in Italia sono oltre 625mila e interessano un’area di 24mila chilometri quadrati pari al 7,9% del territorio nazionale. Le frane in Italia sono quasi i due terzi delle 900mila censite in tutta Europa. È quanto emerge dall‘Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato dall’Ispra, Regioni e Provincie autonome con dati aggiornati fino al 2021 a seconda dei territori della penisola considerati. È la banca data più importante e aggiornata sulle frane.
Il 28% delle frane italiane sono fenomeni definiti ‘a cinematismo rapido’: crolli, colate rapide di fango e detrito, caratterizzati da velocità elevate, fino ad alcuni metri al secondo, e da elevata distruttività, spesso con gravi conseguenze in termini di perdita di vite umane.
Gli eventi più gravi degli ultimi 25 anni
I dati dell’archivio ricordano alcuni degli eventi principali negli ultimi 25 anni: Versilia (1996), a Sarno e Quindici (1998), in Piemonte e Valle d’Aosta (2000), in Val Canale – Friuli Venezia Giulia (2003), a Messina (2009), a Borca di Cadore (2009), in Val di Vara, Cinque Terre e Lunigiana (2011), in Alta Val d’Isarco (2012), a San Vito di Cadore (BL) (2015), in località Madonna del Monte (SV) (2019) e a Chiesa in Valmalenco (SO) (2020).
Altre tipologie di movimento come ad esempio colate lente, frane complesse, caratterizzate da velocità moderate o lente, possono causare ingenti danni a centri abitati e infrastrutture lineari di comunicazione, come ad esempio a Cavallerizzo di Cerzeto (CS) nel 2005, a San Fratello (ME) e a Montaguto (AV) nel 2010 e a Capriglio di Tizzano Val Parma (PR) nel marzo-aprile 2013.
Le frane dell’Inventario IFFI sono state censite per il 44,2% utilizzando l’aerofotointerpretazione, per il 30,1% con la raccolta di dati storici o d’archivio, per il 7,8% con il rilevamento di campagna. L’integrazione di più metodi è stata utilizzata nel 17% dei casi.
Centinaia di frane ogni anno
Negli ultimi 5 anni – riporta l’Ispra – sono qualche centinaio ogni anno gli eventi principali di frana censiti: 122 nel 2020, 220 nel 2019, 157 nel 2018, 172 nel 2017 e 146 eventi nel 2016. Si tratta di numeri che per essere ‘pesati’ statiasticamente vanno correlati con la frequenza e intensità delle precipitazioni nel corso dell’anno o al verificarsi di eventi sismici importanti.
Nel periodo 2010-2020 le provincie più colpite da eventi franosi principali sono state Bolzano, Genova, Salerno, Messina, Belluno, Trento, Aosta e Teramo con più di 40 eventi. Dal 2010, i morti e feriti per frane sono per lo più automobilisti investiti da crolli o colate rapide di fango e detrito lungo la viabilità stradale o escursionisti colpiti da crolli in montagna.
In Italia 616 sistemi monitoraggio frane, 7% per allerta
Dei 616 sistemi di monitoraggio delle frane in Italia il 35% è dismesso (217) e il 7% (44) vengono utilizzati anche per allertare i territori. Lo scrive l’Ispra nel Rapporto 2021 sul dissesto idrogeologico con riferimento a tutti quei sistemi e strumentazione come inclinometri e piezometri, stazioni per il monitoraggio topografico dei idrometeorologico (pluviometro, termometro, nivometro). Il 65% sono attive e il 93% hanno solo finalità conoscitiva ma non di allertamento. Per 476 sistemi l’acquisizione dei dati avviene in manuale, per 21 sistemi avviene in continuo e per 114 sistemi avviene mista.
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