Per 'Italia solare' - l'associazione che con oltre 1.200 soci in Italia si dedica al fotovoltaico - le richieste sono "una marea"
E’ boom di richieste per aggiustare i danni che la grandine nel Nord Italia ha causato ai pannelli fotovoltaici, tanto che sembra di avere a che fare, come succede per i parabrezza delle auto distrutti, con le officine dei carrozzieri. Per ‘Italia solare’ – l’associazione che con oltre 1.200 soci in Italia si dedica al fotovoltaico, alle integrazioni tecnologiche per la gestione dell’energia (produzione, stoccaggio, distribuzione), e alla sua promozione con le smart grid, la mobilità elettrica e l’efficienza energetica – in questo periodo dell’anno “le richieste sono una marea”, spiega a LaPresse, e in particolare “nell’ultima settimana arrivano dalle regioni più colpite dal maltempo”.
La questione è legata naturalmente agli impatti dei cambiamenti climatici. E se al Nord sono i temporali a mettere a dura prova il territorio, al Sud il gran caldo e gli incendi stanno producendo effetti e disagi sulla popolazione. E’ per questo che Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2 – la joint venture nata da Legambiente e Kyoto club per sostenere in modo concreto la transizione ecologica del Paese – racconta come sia “necessario rivedere la progettazione dei materiali di base, a cominciare dalle infrastrutture. Perché se da un lato c’è la grandine dall’altro ci sono 48 gradi. Sarebbe quindi utile ricominciare dalla pianificazione originaria e pensare a nuovi materiali, più resilienti, in grado di sopportare sollecitazioni che prima semplicemente non esistevano”. Quindi – continua – “se per la progettazione dei materiali e delle infrastrutture si valutano gli eventi straordinari, e se la grandine della portata che abbiamo visto diventerà la normalità, bisogna rivedere tutto”. Oltre a dover rivedere perciò “alla radice la ‘costruzione’ e i materiali – prosegue Scollato – c’è anche un tema di responsabilità e di certificazione”.
“In questo periodo dell’anno – rileva Andrea Rovera di ‘Italia solare’ a proposito degli effetti del clima e degli eventi meteo estremi che hanno colpito il Nord Italia – abbiamo una marea di richieste per il fotovoltaico danneggiato dalla grandine: vengono come se si andasse dal carrozziere; tutti chiedono di sostituire i moduli colpiti”. E nell’ultima settimana le richieste arrivano in stile officina: come sta avvenendo per il parabrezza distrutto dalla grandine che viene portato dal ‘carrozziere’, lo stesso accade per i moduli. “Il leitmotiv di questa settimana per esempio – osserva Rovera – è proprio quello di portare i moduli dal ‘carrozziere’. E, la maggior parte delle richieste arriva dall’Emilia-Romagna, dal Veneto, e dalla Lombardia. Si cambiano i pezzi rotti, e poi tutto riprende normalmente. Spesso tutto è ricompreso nell’assicurazione. E non detto che sia più semplice riparare impianti domestici rispetto a quelli di grandi dimensioni, soprattutto se si pensa alla ricerca dei pezzi di ricambio”. E’ bene ricordare – afferma però Rovera – che i moduli fotovoltaici “sono testati: lo standard prevede proprio l’impatto con palle di ghiaccio del diametro di 25 centimetri lanciate a 25 metri al secondo”.

Inoltre quando si pensa alla grandine, “bisogna anche tener conto di un altro fattore, ovvero lo shock termico con cui si viene in presenza se si passa repentinamente a temperature molto più basse rispetto a quelle di pochi minuti prima”. Ma, a riprova di quanto sia importante l’adattamento ai cambiamenti climatici, Rovera mette in guardia anche dal gran caldo che invece sta imperversando al Sud Italia: “Il caldo non aiuta per nulla – dice – i moduli fotovoltaici con il caldo estremo infatti diminuiscono le performance; tant’è che le produzioni massime si hanno nelle mezze stagioni”.Diversa la questione se parliamo dell’eolico. Secondo il presidente dell’Anev (Associazione nazionale energia del vento) Simone Togni “la grandine negli ultimi anni non ha arrecato danni agli impianti, che sono fatti da acciaio e fibra, e che possono resistere a venti fino a 160-170 chilometri all’ora, quindi anche agli uragani tropicali”. Ma che si tratti di caldo o di tempeste, “l’estremizzazione degli eventi meteo” sta influendo sulla produzione eolica: “Se da un lato c’è infatti una lievissima riduzione della produzione invernale, dall’altro è leggermente aumentata quella estiva”.
Tenendo conto del fatto che anche la filiera industriale dedicata alla progettazione e alla costruzione degli “aerogeneratori” – quindi al funzionamento delle pale che partono e si fermano a una determinata soglia – si sta adeguando “cercando di sfruttare un più ampio range di vento: si sta passando infatti da una soglia minima per entrare in funzione di 3,5 e una massima di 25 metri al secondo in cui fermarsi, a una soglia compresa tra 2,5 e 28 metri al secondo; proprio per sfruttare queste nuove condizioni”. Poi, Togni ricorda come sugli impianti rinnovabili ci sia “un cambio di passo apprezzabile, almeno sul piano della concretezza, anche se molto c’è ancora da fare”.
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