E’ crisi climatica, e c’è chi si prepara al peggio. “Gli eventi climatici che stanno caratterizzando il nostro Paese nelle ultime settimane sono ‘anomali’, soprattutto per la velocità e l’intensità con cui si verificano. In un evento catastrofico di grande portata non è pensabile che i soccorsi possano raggiungere subito tutti. Per questo è consigliabile avere a portata di mano lo ‘zaino delle 72 ore’ con tutto il necessario perché è provato, da dati statistici, che se si riesce a provvedere alle proprie esigenze primarie le prime 72 ore dopo una calamità aumento dell’80% le possibilità di sopravvivere e di essere raggiunto dai soccorsi”. Lo dice a LaPresse Pasquale Lavino, fondatore e presidente dell’Associazione Italiana prepper che riunisce persone che si preparano attivamente per le emergenze e catastrofi, future o eventuali.
“Guardiamo a questa situazione con attenzione, anche per cercare di capire – non dico a prevenire – ma per carpire i primi segnali di un evento del genere in modo tale da farsi trovare pronti”. “E’ importante prestare sempre attenzione alle previsioni meteo, consultando più di una fonte. Oppure, ancora meglio, imparare i rudimenti per ‘capire’ il tempo, come facevano i nostri anziani. Studiare il percorso che si deve fare, la zona che si deve visitare, per capire quali sono le sue caratteristiche e le sue eventuali criticità e sapere in anticipo cosa potrebbe accadere. Bisogna studiare la realtà che ci circonda – dice ancora -. E portare sempre con sé un piccolo bagaglio che ci permetta di essere sempre nelle condizioni di provvedere alle piccole esigenze se ci si dovesse trovare fuori casa: se mi ritrovo bloccato per ore in fila in autostrada, devo avere con me acqua, cibo non deperibile, passatempo per i bambini, dei powerbank per tenere il cellulare sempre carico e soldi in contanti, perché non è detto che trovi un pos funzionante. Cambio di intimo, copia delle chiavi, una radio AmFm con batterie di riserva, una chiavetta usb con i documenti, una torcia, nastro adesivo per riparazioni di emergenza”.
“Essere prepper non significa vivere nell’ansia ma farsi trovare preparato, per questo acquisisce conoscenze, tecniche e altro anche per non gravare sulla macchina dei soccorsi. Un prepper analizza il passato, vede quali sono state le situazioni che possono interessarlo nella propria zona – spiega Lavino – si prepara oggi così se l’evento si verifica domani deve solo prendere la sua borsa e mettere in atto le azioni che, con buonsenso, ha già preventivato. Il motto della nostra associazione è, infatti, ‘semper paratus’, sempre pronto. Il prepping, insomma, è la versione moderna dell’educazione civica, buonsenso”.