Il dossier presentato a Roma

Presentato a Roma il quarto rapporto sul ranking dell’Italia in Europa nel cammino “Green“. Un report, prodotto da Circonomia, il Festival internazionale dell’economia circolare e della transizione economica, che presenta però luci ed ombre. “Eravamo abituati a vedere l’Italia in cima all’ economia circolare e la transizione ecologica perchè da sempre questo paese è abituato fare molto con poco e invece negli ultimi anni è arretrato – ha spiegato Francesco Ferrante, moderatore del dibattito e vice presidente del Kyoto Club. Si è fatto scavalcare, ha perso punti soprattutto perchè non ha investito a sufficienza in energia rinnovabile perchè da decenni siamo fermi ma anche in efficenza nel consumo di materia, nel consumo di suolo. Sono tutti indicatori ecologici molto importanti sui quali ci siamo fermati mentre gli altri corrono e investono. Per fortuna continuiamo ad essere di gran lunga i primi sul riciclo dei rifiuti. Noi riusciamo a riciclare l’80% circa nel confronto con il 40% circa del resto d’Europa. Se noni nestiamo però in altro continueremo a perdere terreno”.

“Io credo – ha aggiunto Riccardo Piunti, presidente di Conou – che l’economia circolare abbia bisogno di impianti, sono preoccupato quando sento i nostri raccoglitori che per certi tipi di rifiuti sono costretti ad andare all’estero o far camminare questi rifiuti per chilometri. Dall’altro lato però sono convinto che l’Italia sia in ottima posizione anche perchè quello che è vincente per l’Italia è il livello organizzativo. Cioè il consorzio senza fine di lucro al centro della filiera ha dimostrato di funzionare e lo ha dimostrato fin dal primo che è il nostro consorzio, quello degli olii minerali usati che ci ha portato ad essere la prima eccellenza in Europa. Noi rigeneriamo il 98% degli olii lubrificanti usati. Noi produciamo partendo dal rifiuto circa 120 mila tonnellate, quasi una tonnellata su tre in Italia viene dal rifiuto. Questo dimostra che se ci sono gli impianti l’economia circolare in Italia funziona meglio che altrove”. “Da una parte c’è da lavorare per aumentare la qualità e quantità delle materie prime seconde che vengono raccolte – suggerisce Stefano Ciafani, presidente di Legambiente presente al dibattito – c’è da realizzategli impianti deficitari che mancano soprattutto al centro sud e infine bisogna costruire quel mercato dei prodotti che derivano dal riciclo dei rifiuti che ancora non è garantito dalla normativa sugli acquisti verdi che abbiamo prodotto e imparzialmente adottato e che no ha dato purtroppo i risultati che ci attendevamo”.

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