Questa mattina un gruppo di cittadine e cittadini aderenti alla campagna ‘Fondo riparazione’, promossa da Ultima Generazione, hanno effettuato un’azione di disobbedienza civile a Roma, sull’Appia, all’altezza di Largo dei Colli Albani.
Sei cittadine e cittadini hanno bloccato la libera circolazione delle auto, srotolando uno striscione arancione con la scritta ‘FONDO RIPARAZIONE’. Il blocco, secondo quanto riferiscono gli attivisti, è durato fino a quando sono arrivate le forze dell’ordine che hanno sgomberato la carreggiata e portato le persone in questura per gli accertamenti necessari.
“Oggi scendo in strada perché non posso più stare a guardare. Non posso più aspettare che le cose cambino da sole. Qualche settimana fa mi è capitato di vedere le immagini di un blocco stradale da parte di Ultima Generazione e ho visto persone, automobilisti, scagliarsi contro dei manifestanti che se ne stavano seduti sull’asfalto, passivi di fronte a tutta quella rabbia che gli si scagliava contro. Mi è sembrato assurdo: qualcuno ha il coraggio di mettersi in strada a manifestare con tutti i rischi che comporta quell’azione e deve anche subire gli insulti e le spinte della gente. Le persone sanno quali sono le conseguenze di investire nei combustibili fossili, sanno che il cambiamento climatico è distruttivo e reale. Quello che non sanno è che le cose possono andare diversamente, che il primo passo da fare è chiedere ai governi di dirottare gli investimenti sull’energia green. La vedono come un’utopia. Sono convinti che il mondo sia questo ed è impossibile cambiarlo. Si sbagliano, è nostro diritto decidere. Non è più il tempo degli investimenti nei combustibili fossili, è ora di cambiare. Ma se non lo chiediamo, nessuno lo farà” ha dichiarato Simone, uno dei manifestanti.
Le devastanti alluvioni e incendi che hanno interessato l’Italia, in particolare l’Emilia-Romagna, le Marche, la Sicilia e la Puglia, “sono solamente una minima conseguenza degli effetti della crisi climatica sul pianeta. Quello che è accaduto recentemente a Derna in Libia, in Bangladesh e nelle regioni del sud-est asiatico, ci pongono di fronte a uno scenario drammatico, che costringerà centinaia di milioni di persone a lasciare i propri paesi, sempre più invivibili ed inospitali” spiegano gli attivisti in una nota. “Ma alla categoria del migrante climatico non viene applicato lo status di richiedente asilo, essendo la Convenzione di Ginevra giuridicamente datata”.
“Prima la costruzione di nuove strutture detentive, i centri per il rimpatrio (CPR), con costi enormi per la collettività. Adesso, con il nuovo decreto, verranno confinati assieme agli adulti anche i minori tra i 16 e i 18 anni – si legge ancora nella nota -. Ma così come non si possono mettere le manette alla grandine grossa come palle da tennis, o ingabbiare le trombe d’aria, il confino detentivo non fermerà i migranti climatici dal mettersi in viaggio. Così anche la repressione, i processi, e i fogli di via obbligatori, non fermeranno l’azione di Ultima Generazione nel chiedere giustizia climatica per gli italiani colpiti dai disastri naturali”.