La conferenza in programma fino al prossimo 12 dicembre. Grandi assenti Biden e Papa Francesco
Al via il vertice mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Si apre oggi la Cop28 e durerà fino al 12 dicembre, negli Emirati Arabi Uniti a Dubai, i Paesi del Pianeta si troveranno di fronte per i negoziati e per cercare di offrire risposte alle sfide della crisi ambientale globale.
Il programma del vertice e i leader attesi
Ai tavoli della Cop28 – la 28esima Conferenza delle parti, organizzata sotto l’ombrello dell’Onu con la Convenzione quadro che si occupa dei cambiamenti climatici (Unfccc, United nations framework convention on climate change) – si siederanno gli sherpa delle singole nazioni, e gli inviati speciali, come il nostro Francesco Corvaro.
La prima metà del vertice sarà dedicata al contesto e all’avvio delle trattative; nella seconda settimana si intensificheranno gli incontri, per arrivare agli ultimi due-tre giorni di chiusura e stesura del testo finale.
Tra i leader mondiali più attesi non ci sarà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden; la Casa Bianca avrà comunque il suo inviato speciale John Kerry. Anche Papa Francesco che aveva annunciato la sua presenza non potrà esserci per non correre rischi legati a problemi di salute comunque in via di guarigione (probabile la presenza del segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin). Ci sarà Re Carlo d’Inghilterra. Le stime emiratine prevedono la presenza di 70mila partecipanti.
Particolare importanza assume l’arco temporale in cui quest’anno avvengono i colloqui sul clima, con la guerra in Medio Oriente. Al cuore dei negoziati, trovare una soluzione per mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro gli 1,5 gradi centigradi. Essenzialmente ampliando il raggio dei propri interventi sulla riduzione delle emissioni, l’aumento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, e in generale la conversione del modello economico verso un sistema decarbonizzato.
Il tema dei combustibili fossili
Uno dei temi principali della Conferenza sarà infatti capire se, e come, i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) potranno esser gradualmente eliminati. Al netto del fatto che il presidente della Cop28 è Sultan Ahmed Al Jaber, amministratore delegato della Abu Dhabi national oil company (ma anche di una società di rinnovabili) e ministro dell’Industria e della tecnologia degli Emirati Arabi Uniti.
Probabile che la prima azione sarà poi delinerare un bilancio globale, sugli impegni e su quanto è stato fatto finora dall’accordo di Parigi in poi. Una specie di check climatico per capire, quanto spingere in avanti le ambizioni, in base alle promesse (mantenute e non) e ai risultati ottenuti. Attenzione particolare sarà legata al taglio delle emissioni di gas serra e agli stanziamenti finanziari (ovvero quelle che devono provvedere ad alimentare soprattutto il Fondo per il clima in aiuto ai Paesi in Via di sviluppo).
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto che di “sdradicare i combustibili fossili” dal futuro della popolazione che abita il Pianeta. La questione dovrebbe emergere in tutta la sua forza. Sarà scodellata sui tavoli. E, poi verrà semplicemente ignorata? Di sicuro molti Paesi fanno presente che non si può andare avanti da un lato con impegni di riduzione delle emissioni e dall’altro continuare a dare il via libera a progetti legati ai combustibili fossili. Così – viene spiegato – non si avrebbe una ‘transizione’ ecologica. Di certo non si può anticipare il risultato ma nel menù trova, di sicuro spazio, il rischio messo in evidenza da diversi osservatori, quello del greenwashing. Soprattutto molto dipenderà dalla formula che i diplomatici del clima proveranno ad adottare, con limature al testo finale oltre la chiusura del sipario. In pieno stile Cop, come da tradizione.
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