Campania, Sicilia, Puglia e Calabria le regioni più colpite da crimini ambientali
Gli affari della malavita contro l’Ambiente arrivano a 8,8 miliardi di euro. È il calcolo messo a punto nel nuovo rapporto Ecomafia di Legambiente, presentato oggi a Roma. Dall’analisi emerge che a fruttare di più è il ciclo illegale del cemento con 13.008 reati in crescita del 6,5%. Sulla questione oggi c’è stato un blitz di Goletta Verde lungo le coste laziali per dire ‘No Ecomostri, No Ecomafie’. Al secondo posto “preoccupa il pressing dei reati nel ciclo dei rifiuti” che arrivano a 9.309 in aumento del 66,1%; seguono al terzo posto i reati contro gli animali. Cresce poi l’aggressione al patrimonio culturale e gli illeciti nelle filiere agroalimentari, a cominciare dal caporalato. A pagare è soprattuto il Mezzogiorno – spiega Legambiente – le regioni più colpite da crimini ambientali sono: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. A livello provinciale, Napoli sale al primo posto, seguita da Avellino, Bari e Roma.
Report Legambiente: “In Campania +23% ecoreati nel 2023”
In Campania le ecomafie fanno affari d’oro. A dimostrarlo è l’aumento dei reati ambientali che nel 2023 salgono a 4.952, registrando un +23% rispetto al 2022, con una media di 13,5 reati al giorno. Maglia nera per la provincia di Napoli con 1.494 reati, seguita da Avellino (in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9%). A tracciare un quadro di sintesi è il nuovo report di Legambiente “Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, nel trentesimo anno dalla sua prima pubblicazione, e i cui dati sono stati presentati oggi a Roma. La Campania si conferma maglia nera a livello nazionale in tutti i cicli dell’ecomafia, da quello dei rifiuti al cemento illegale. La regione si conferma si conferma al primo posto come numero di reati contro l’Ambiente (4.952, pari al 14% del totale nazionale), con un aumento delle persone denunciate (4.643), delle persone arrestate (49), e dei sequestri effettuati (1.241). Guida la classifica a livello nazionale la provincia di Napoli con 1.494 reati, seguita dalla provincia di Avellino (1.203), che dalla settima posizione arriva sul secondo gradino del podio. Quinta la provincia di Salerno con 815 reati.
In questi anni a spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati circa 80 clan attivi in tutte le filiere analizzate da Legambiente: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare. “I numeri e le storie raccolte nel rapporto – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – confermano il lavoro importante svolto da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, enti di controllo e magistratura. E dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. La lotta all’ecomafia passa mettendo in campi un piano di politiche trasversali contro ecocriminali, dalle politiche industriali a quelle occupazionali, da quelle socio ambientali a quelle culturali. Bisogna ristabilire in Italia e in Campania la giustizia ambientale”. La Campania è sempre in testa alla classifica nazionale del ciclo dei rifiuti per numero di reati, 1.859, esattamente il 20% sul totale nazionale; enorme anche il numero di denunce, 1.829, di arresti, 43 e di sequestri, 631. A livello provinciale quest’anno Avellino con 763 reati porta via lo scettro a Napoli (475 illeciti penali), seguita da Roma (274) e Caserta (224). In Campania, evidenzia Legambiente, c’è una vera e propria emergenza shopper illegali. Solo a Napoli nell’ultimo anno sono stati rintracciati 100 kg di buste illegali ogni tre giorni, per un totale di 120 quintali. Dal 2017, il Nucleo tutela ambientale della Polizia municipale di Napoli ha condotto 76 operazioni, arrivando a sequestrare circa 8,6 milioni di shopper illegali, per un totale di 170 tonnellate di materiale, comminando 500mila euro di sanzioni.
La Campania è ancora la regione saldamente in testa alla classifica del cemento illegale, con quasi il 15% dei reati contestati a livello nazionale, ed è prima assoluta anche per numero di persone denunciate, oltre 2mila, e di sequestri effettuati, 370. Podio tutto campano con Napoli, Avellino e Salerno che guidano la classifica a livello provinciale e determinano il primo posto della Campania. In provincia di Napoli si registrano 452 reati nel ciclo del cemento con 497 persone denunciate e 223 sequestri, in provincia di Avellino i reati sono 349, 263 le persone denunciate e 32 sequestri. Chiude Salerno con 296 reati, 458 persone denunciate e 82 sequestri. Il record “negativo” per numero di ordinanze emesse in rapporto alla popolazione spetta alla Campania, dove, dal 2004 al 2022, è stata aperta una pratica per abusivismo edilizio ogni 236,6 abitanti. Le province più virtuose sono quella di Benevento con il 32% degli abbattimenti sulla base delle ordinanze emesse nel periodo di riferimento (dato di cui non fa parte il comune capoluogo che è a zero) e Avellino, con il 30,4% (in questo caso, il comune capoluogo incide notevolmente grazie al 39,4% delle ordinanze eseguite). Più dietro la provincia di Salerno con il 14,1% e Caserta con il 13,1%.
Ecomafie in crescita nel 2023, quasi 100 eco-reati al giorno
In Italia le ecomafie mettono a segno nel 2023 una serie di crimini contro la natura alla media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora. Illeciti che si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno, dove si verifica il 43,5% degli illeciti penali (+3,8% rispetto al 2022). I dati di quest’anno – avverte Legambiente – sono “nel complesso preoccupanti: nel 2023 in Italia aumenta anche il numero delle persone denunciate (34.481, +30,6%), così come quello degli arresti (319, +43% rispetto al 2022) e quello dei sequestri (7.152, +19%). La legge sugli ecoreati nel 2023 ha superato 600 applicazioni, registrando un lieve calo rispetto all’anno precedente quando era stata contestata 637 volte. Un calo dovuto al calo dei controlli, passati da 1.559 a 1.405. Il delitto di inquinamento ambientale resta nel 2023 quello più contestato, 111 volte, portando a ben 210 denunce e 21 arresti. Altro dato riguarda i comuni commissariati che sono attualmente 19.
Legambiente chiede quindi “al Governo Meloni un impegno serio nella lotta alle ecomafie”. E lancia una serie di proposte “per avvicinare il quadro normativo ai principi sanciti in Costituzione”, tra cui il recepimento della nuova direttiva europea in materia di tutela penale dell’Ambiente, l’introduzione nel Codice penale dei delitti contro le agromafie e dei delitti contro gli animali, dare ai prefetti pieni poteri per la demolizione degli immobili che i Comuni non hanno abbattuto, inasprire le sanzioni contro i reati nel ciclo dei rifiuti, completare l’approvazione dei decreti attuativi del Sistema nazionale di protezione ambientale.
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