Alcuni esperti e recenti studi spiegano i danni dovuti alla crisi climatica in atto

Alluvioni e uragani ci sono sempre stati, ma la comunità scientifica è concorde nell’affermare che la frequenza e soprattutto l’intensità di questi fenomeni estremi sono aumentate in misura significativa in seguito alla crisi climatica in atto.

Ciò impone di riflettere sulle conseguenze per la salute delle enormi quantità di acqua che sempre più spesso vediamo invadere i campi o i centri abitati. Non c’è solo l’immediato bilancio in termini di traumi e vite umane causato dalla violenza della natura che travolge auto e abitazioni, abbatte alberi e pali della luce, allaga sottopassaggi e cantine. Le conseguenze per la salute, riflette Fnomceo con ‘Dottore, ma è vero che…?’, possono prolungarsi a medio e lungo termine, attraverso la diffusione di malattie infettive, la liberazione di sostanze tossiche, la perdita di beni materiali e immateriali che determinano.

Un recente studio pubblicato su Nature, ha dimostrato che le vittime di un uragano o di una tempesta tropicale non sono solo quelle decedute per annegamento o in seguito ai traumi del momento. Dopo aver studiato tutti gli eventi registrati negli Stati Uniti dal 1930 al 2015, i ricercatori dell’Università di Stanford hanno dimostrato che, nei 15 anni successivi a ognuno dei 500 cicloni tropicali che hanno colpito la Costa Atlantica o del Golfo in quel periodo, si potevano contare nella zona colpita dai 7.000 agli 11.000 morti in più che se l’evento non fosse accaduto. In totale, per gli 85 anni considerati, si parla per tutti gli Stati Uniti di un numero che va dai 3,6 ai 5,2 milioni di decessi, più del 3% della mortalità totale nazionale. Uno degli effetti più noti delle alluvioni, sottolinea Fnomceo, è la contaminazione delle acque da parte di materiale proveniente dalla rete fognaria. Nelle aree del mondo dove queste malattie sono endemiche (Africa, Asia meridionale, Caraibi) si rischiano quindi focolai o epidemie di malattie trasmesse per via orofecale come il colera o il tifo. Anche in altri Paesi come il nostro, tuttavia, altri germi possono contaminare le ferite, preesistenti o causate dai traumi legati all’evento.

In campagna non va trascurato il possibile effetto sulle coltivazioni. Quando poi le acque tardano a ritirarsi, si possono sommare altre minacce infettive legate alla maggior riproduzione di insetti, in particolare le zanzare, che possono portare virus come quello della Dengue. Sia in campagna sia in città, infine, nelle acque trasportate dalla furia di un evento estremo possono facilmente trovarsi anche sostanze chimiche tossiche, come la benzina o l’olio delle auto travolte, metalli pesanti, piombo, arsenico, vernici, pesticidi, diserbanti, detergenti, solo per citarne alcuni. L’invito è a non sottovalutare una allerta meteo nemmeno se, nei giorni precedenti, l’allarme si era poi rivelato infondato: è sempre meglio seguire le indicazioni che vengono fornite dalle autorità competenti. Se si è vittima di una alluvione, il consiglio è di non restare troppo a lungo a contatto con l’acqua e, in questa direzione, i medici raccomandano che soccorritori e volontari siano adeguatamente protetti, “prestando particolare attenzione a disinfettare eventuali ferite o semplici graffi”.

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