Dall’inizio del conflitto ad oggi, nel nostro Paese sono arrivati circa 300 animali ucraini. C'è chi non lascia il paese in guerra per non abbandonare i propri amici a 4 zampe
Dall’invio di cibo, farmaci e aiuti, al salvataggio di animali domestici e persino di leoni e tigri: dal 24 febbraio, giorno in cui la guerra è tornata alle porte dell’Europa con l’invasione delle forze russe di Vladimir Putin in Ucraina, l’Enpa – Ente Nazionale Protezione Animali – è stata in prima linea per aiutare e salvare gli animali e anche i loro proprietari. Tanti dei milioni di profughi che, grazie ai corridoi umanitari, hanno lasciato le città assediate sono partiti con i loro amici a quattro zampe: nei trasportini, al guinzaglio, sulle spalle, infagottati sotto giacche e cappotti o negli zaini, ma secondo le stime che arrivano direttamente dai volontari sul posto sono ancora circa 10 mila i cani e i gatti rimasti nel Paese. Una stima che include sia le migliaia di animali presenti nei rifugi, sia quelli randagi perché abbandonati o rimasti senza un proprietario. E’ proprio a loro che Enpa ha garantito l’invio di 132 tonnellate di aiuti – principalmente per gli animali ma anche per le persone – tra cibo, cucce, guinzagli e coperte.
Gli aiuti sul posto si sono rivelati fondamentali soprattutto per chi per non abbandonare il proprio gatto o cane ha deciso addirittura di restare in Ucraina. Come Lyuba, allevatrice che non ha voluto lasciare al loro destino i suoi 19 cani. L’Ente ha quindi organizzato una missione per recuperare lei e i suoi 19 cani portarla in salvo in Italia.
Un lavoro quello di Enpa che è anche burocratico: proprio come accade per i milioni di persone in fuga dall’Ucraina, infatti, anche l’accoglienza di cani e gatti è sottoposta a regole di sistema: le modalità di ingresso e uscita degli animali domestici varia in base al confine che si attraversa. Polonia e Ungheria, ad esempio, hanno tra i controlli più accurati: gli animali provvisti di microchip e documenti entrano senza problemi, gli altri devono essere controllati e messi in regola e osservare addirittura una quarantena per 21 giorni, una procedura necessaria soprattutto a scongiurare la diffusione di casi di rabbia.
E in Italia quali sono le procedure? Attualmente è consentito l’arrivo in Italia solo ed esclusivamente ad animali che accompagnano i profughi e che siano dotati di microchip. Chi porta o ospita un animale dall’Ucraina, in base alle ultime linee guida del ministero della Salute, deve informare la Asl di competenza della presenza dell’animale cosicché un veterinario possa visitarlo ed eventualmente sottoporre l’animale a quarantena. Dall’inizio del conflitto ad oggi, nel nostro Paese sono arrivati circa 300 animali ucraini: grazie alla rete di associazioni, rifugi canili e gattili e volontari Enpa ha portato in Italia 75 amici a quattro zampe (62 cani e 13 gatti) e ne ha ospitati altri 12 arrivati per conto proprio.
Non solo cuccioli e animali di piccola taglia: vittime del conflitto sono anche i tanti animali ospiti di fattorie, rifugi, zoo. Per loro diverse associazioni internazionali ed europee hanno organizzato operazioni congiunte, come nel caso del salvataggio di sei leoni e quattro tigri da un centro di recupero alle porte di Kiev, portati grazie alle associazioni “Salviamo gli orsi della luna” e “Save Wild Found” fino a Pozman, in Polonia. dove sono stati accolti dallo Zoo della città.
In segno di solidarietà e per sensibilizzare i cittadini Enpa ha lanciato l’iniziativa social #animaliprofughi alla quale chiunque può liberamente partecipare scattando una foto al proprio animale con un fiocco giallo e azzurro e condividendola sui social con gli hashtag: #animaliprofughi, #UkraineRussiaWar, #animali, #enpa, #NoWar.
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