L’ambulatorio veterinario sociale di LAV (Lega Anti-Vivisezione) nasce per rispondere a un vuoto che le istituzioni non riescono a colmare: “Abbiamo deciso di metterci in prima persona e incarnare quello che noi chiediamo alle istituzioni: che ci siano cioè dei servizi stabili di veterinaria sociale proprio per questi animali, garantendo così un diritto alla cura anche ai cani e gatti”. Lo spiega ai microfoni di LaPresse Alessandra Ferrari, Responsabile Area Animali Familiari LAV. Il centro nasce in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, che individua tra i suoi frequentatori coloro che hanno necessità di supporto veterinario sociale, indicandogli quindi l’ambulatorio: “L’iniziativa è una risposta che abbiamo voluto dare a un bisogno pressante e costante, che abbiamo incontrato in particolare a partire dal 2020, dopo la pandemia da Covid19 – spiega Ferrari – Questo bisogno è quello delle famiglie che vivono in condizioni di fragilità sociale di far fronte agli ingenti costi delle cure dei loro cani e gatti“. Ferrari spiega come “il tipo di supporto che forniamo è uno degli strumenti più efficaci per tutelare la preziosissima relazione che lega le persone ai loro compagni di vita, cani e gatti”. Soprattutto, aggiunge, “miglioriamo la qualità di vita sia delle persone che degli animali, perché tante persone si isolano e trascurano per non lasciare da soli il proprio cane o gatto”. Martina Saltalamacchia, infermiera veterinario del centro, ci spiega invece la giornata tipo in ambulatorio: “In apertura abbiamo le chirurgie, mentre più in là nella giornata abbiamo delle visite di diverso tipo: dalla visita per il vaccino a cani e gatti che possono avere diverse problematiche come otiti, dermatiti, ma anche cose più serie che vanno approfondite”. L’ambulatorio è disposto anche di un laboratorio interno, con possibilità di prelievi e screening per le malattie infettive e c’è anche “la possibilità di far venire specialisti in struttura”. Caratteristica del lavoro di LAV è un “rapporto costante”, che segue il follow up dei pazienti anche attraverso un filo diretto tramite WhatsApp tra i padroni e i tecnici veterinari come Saltalamacchia. Solitamente, racconta l’infermiera, cani e gatti che arrivano sono “un pochino trascurati”, molto spesso a causa delle condizioni di fragilità sociale ed economica dei proprietari che “magari cominciano un percorso da un veterinario privato ma poi non possono andare avanti”. “Quei cani e gatti rimarrebbero senza cure – conclude Saltalamacchia – ma invece noi riusciamo a dargli la continuità” necessaria.