La si trova in centinaia di specie diffuse in gran parte dell’Africa, fino al mediterraneo e in Europa
Scopritore di nuove possibilità di vita, collegate in special modo all’insediamento in terre sconosciute. L’esser pioniere, a grandi linee, è questo. Pioniere è colui che per primo inizia a sfruttare territori vergini, colui che apre la via al progresso e, in riferimento alla storia degli Stati Uniti d’America, pionieri furono i colonizzatori, coloro che per primi si trovarono dinanzi agli immensi territori del nuovo mondo. Pionieri, in seguito, furono i primi industriali, i primi aviatori, e molto tempo dopo i primi astronauti. I primi, insomma.
I pionieri, aprendo nuove strade, nuove prospettive, e nuove possibilità di sviluppo, furono determinanti, nel bene e nel male, per la nostra storia e la nostra evoluzione. E nel mondo vegetale, secondo voi, esistono delle piante classificabili come piante pioniere? La risposta è scontata.
Chiunque osservi un terreno dopo un’imponente frana, dopo il passaggio di un incendio, o addirittura dopo una colata lavica, potrà vedere solamente devastazione. Il pensiero che quel territorio possa ritornare ad avere una connotazione vitale parrebbe un’utopia. Difficile pensare che lì possa vegetare ancora qualcosa, che la vita possa riprendere il suo corso. E invece, anche nelle condizioni più difficili, la flora, attraverso alcune specifiche piante, trova sempre il modo di insediarsi.
Sono piante davvero speciali quelle definite, appunto, pioniere, ovvero quelle piante capaci di insediarsi per prime su terreni di recente formazione, come quelli derivati da eventi drammatici e trasformativi del territorio. Questa tipologia di piante, una volta insediate, è in grado di modificare il terreno rendendolo adatto allo sviluppo di altre specie.
Sono piante portatrici di vita, che grazie al preziosissimo lavoro di “digestione”, attraverso le radici, arricchiscono di sostanze organiche il terreno trasformandolo, di fatto, in un terreno fertile adatto ad altre specie più esigenti che si insedieranno successivamente. Una pianta protagonista di questa élite botanica è l’erica, conosciuta e coloratissima presenza nel nostro quotidiano in questo periodo autunnale.
La si trova in centinaia di specie diffuse in gran parte dell’Africa, fino al mediterraneo e in Europa. La gran parte delle eriche è costituita da piante tappezzanti, che non superano i 25-35 cm di altezza; ne esistono però specie più grandi, come l’erica arborea, che può raggiungere anche i 150 cm di altezza. Una delle specie più diffuse è l’erica vulgaris, comunemente chiamata brugo, nome che deriva dal termine di origine celtica brucus, che a sua volta ha a che fare con la parola italiana brughiera, terreno tipico dell’Italia settentrionale e della Pianura Padana, dove il ph del terreno è acido e povero di humus, condizione ideale per la crescita dell’erica.
Tutte le specie di erica hanno le foglie aghiformi, acuminate e carnose, attaccate a rami sottili, semi legnosi, scarsamente ramificati. Queste, in autunno e primavera, si ricoprono di una densa fioritura: tanti piccoli fiori, come piccoli campanelli, ricoprono i rami con tonalità che vanno dal bianco, al verde, al rosa, e al porpora. E tutti questi campanelli tintinnanti annunciano sia l’arrivo dell’inverno con la fioritura autunnale, che l’arrivo della bella stagione, con la fioritura primaverile.
Una specie di campana della ricreazione, o di fine lezione, a seconda della stagione, per tutti quegli animaletti che condividono il suo habitat e che capiscono se è ora di uscire dalla tana per far festa, oppure se è arrivato il momento di prepararsi al lungo letargo invernale.
Tutte le eriche sono piante dal legno duro, perfetto per costruirci le pipe, ma giocose, grazie ai loro fiori che sembrano campanellini. Sono piante che sono considerate dei simboli portafortuna, come in Scozia, ad esempio, dove vengono utilizzate come amuleto protettivo e ritenute portatrici di pace e serenità, se essiccate e appese in camera da letto.
Le eriche sono piante generosissime che necessitano davvero di pochissime cure: è sufficiente metterle all’esterno in posizioni soleggiate per farle stare bene, non temono la scarsità d’acqua, non temono la mancanza di humus, non temono i terreni rocciosi che non concedono alle radici di espandersi. Non temono davvero nulla, le eriche. Del resto, non dimentichiamocelo, sono pur sempre delle piante pioniere, cosa mai dovrebbero temere?
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