Alto fino a 40 metri, è l'albero diventato leggenda, simbolo indiscusso del Natale
Alto fino a 40 metri, tronco dritto, spalle strette e chioma conica, ha una corteccia sottile e rossastra suddivisa in placche simili a squame più o meno rotondeggianti. Possiede foglie aghiformi, disposte sui rami a spirale, e produce frutti o strobili, meglio conosciuti con il nome di pigne, che sono impenetrabili contenitori di semi. Vi sto parlando dell’abete rosso, il vecchio saggio delle montagne, l’albero diventato leggenda.
L’abete rosso (Picea abies) appartiene alla famiglia delle Pinaceae (Conifere) e si diffonde in tutto l’emisfero boreale. Conosciuto anche con il nome di Peccio, è un albero che predilige il freddo e, da quando l’uomo ne ha ricordo, è il simbolo indiscusso del Natale.
Di forma conica, con rami orizzontali rivolti verso l’alto ad eccezione di quelli bassi, che ripiegano all’ingiù adagiandosi al terreno, l’abete rosso può comunque differenziarsi nella forma in base all’altitudine in cui si trova a crescere: la chioma, infatti, può assumere una forma più allargata alle quote più basse, mentre tende a divenire più stretta con l’aumentare dell’altitudine per contenere, per quanto sia possibile, i danni che le copiose nevicate possono provocare ai rami.
Già da prima del Medioevo le piante sempreverdi avevano significati importanti: non perdendo mai le foglie simboleggiavano la continuità e la forza della vita, e per questo si adornavano le case con rami di sempreverdi, tra cui, molto presente, era l’abete. Dalle popolazioni celtiche all’antica Roma, fino ai lontani egizi, ai rami dell’abete rosso venivano attribuiti dei veri e propri poteri magici, ed erano simbolicamente importanti per le credenze del tempo. Ma anche più tardi, con l’avvento del cristianesimo, l’abete non perde di significato: i suoi rami sempreverdi, emblemi della vita eterna, diventano anche simbolo di Gesù Cristo. Per alcuni storici, pare che ciò fu dipeso dalla sua forma triangolare, evidente richiamo alla Trinità.
L’abete rosso, chiamato comunemente così per via del colore della sua corteccia, possiede, inoltre, un legno con ottime proprietà di amplificazione del suono, risultando materiale pregiatissimo e richiesto dai migliori liutai per la produzione di viole, violini e strumenti a corda in genere.
E poi, infine, vorrei parlarvi di lui, Old Tjikko.
Old Tjikko è un vecchio abete rosso situato nel parco nazionale Fulufjället, in Svezia, è alto 5 metri e, secondo gli studi e le ricerche condotte da un gruppo di botanici dell’Università svedese di Umea, risulterebbe essere uno degli alberi più vecchi del pianeta, contando, infatti, la venerabile età di circa 9.950 anni! La spettacolare longevità di questo esemplare è legata alla potenzialità dell’abete rosso di rinascere dal suo stesso apparato radicale: il tronco, infatti, può vivere fino a 5/6 secoli al massimo, e quando la vecchia pianta muore le stesse radici ne generano una nuova. Un albero che, in pratica, ha visto la sua nascita ai primi tepori della fine dell’Era glaciale e che continua, di stagione in stagione, di secolo in secolo, a vegetare come se niente fosse.
Ma tornando ai giorni nostri, parlando dell’abete, non possiamo non pensarlo ricoperto di balocchi, palline luccicanti e luci colorate.
E allora sotto con gli addobbi, che c’è ancora tempo a Natale. Copriamolo di colori, di ricordi e di sorrisi, e facciamo che non sia solo bello, facciamolo nostro. Che sia vero o artificiale, l’albero di Natale è lui, è il vecchio saggio della foresta che per l’occasione si concede, per la nostra felicità, di indossare l’abito della festa: un abito fatto di gioia e stupore, di fanciullezza ed emozione, un abito colmo di magia, come è sempre stato, e come è giusto che sia.
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