La sfida al San Paolo è finita 3-2. I bianconeri affronteranno la Lazio
Sarà la Juventus ad affrontare la Lazio nella finale di Coppa italia tra quasi due mesi, il 2 giugno. La sconfitta del San Paolo è di quelle che al massimo scalfiscono l'orgoglio ma non creano guasti epocali, dato che è venuta dopo il successo dell'andata a Torino. La differenza l'ha fatta un gol, il 3-1 di Torino contrapposto a questo 3-2, insomma pochissima roba. Ancorché nervosissima, la partita non ha offerto spunti polemici o vagamente moviolistici ma, al contrario, ha certificato la spettacolarità di un confronto diverso rispetto a domenica scorsa. Del resto si è capito subito che sarebbe stata un'altra musica e che le emozioni sarebbero state violente.
Non è stata la stessa contesa di tre giorni fa, anche perché completamente rivoluzionate sono state Napoli e Juventus: sei cambi per i partenopei, addirittura otto per i bianconeri. Milik centravanti per garantire fisicità a Sarri, Dybala accanto a Higuain e poi Cuadrado e Sturaro esterni per Allegri, novità preventivate o preventivabili, con il denominatore comune di giocare sempre in maniera aggressiva. Come da copione è toccato ai campioni d'Italia passare in vantaggio, guarda caso con il Pipita. Il quale, una volta infilato il goffo Reina alla mezz'ora del primo tempo, ha puntato il dito verso la tribuna d'onore, dove era accoccolato Aurelio De Laurentiis. Non un gesto polemico, ma un gesto: inequivocabile. Qualsiasi interpretazione può essere legittima. Come da copione, è stato Hamsik a pareggiare all'inizio della ripresa. Poi c'è stata la doppietta ancora del Pipita e il secondo pareggio di Mertens, complice la boiata di Neto. E la stoccata di Insigne. Adrenalina pura.
Molto sarebbe potuto cambiare se, dopo una decina di minuti, Callejon fosse riuscito a capitalizzare una occasione colossale invece di esaltare le doti acrobatiche del vice Buffon. Se il pallone fosse finito dentro, probabilmente il canovaccio della gara sarebbe stato differente, invece così la Juventus ha potuto gestire le due reti di vantaggio dell'andata e gli umori bollenti degli avversari. Con Rincon a fianco di Khedira il centrocampo è diventato più muscolare ma il giropalla non ne ha risentito, mentre il sapiente rinculare di Dybala ha consentito alla squadra di non andare in difficoltà nel palleggio. La metamorfosi della Juventus si è materializzata anche con lo sfruttamento diverso delle fasce, perché Dani Alves e Alex Sandro spingono molto, perché Cuadrado è un'iradiddiio nell'uno contro uno, perché Sturaro è un tipo rognoso da affrontare.
Il Napoli si è affannato a mettere insieme manovre capaci di scardinare il pacchetto difensivo bianconero. Per un tempo non proprio un esercizio semplicissimo. Fino a quando Hamsik non ha tirato fuori dal cilindro una prodezza balistica assoluta, il colpo che ha riconsegnato la partita a una dimensione ancora più feroce. La seconda rete di Higuain, bellissima per meccanica, e il secondo pareggio di Mertens, 11 secondi dopo il suo inserimento al posto di Milik, hanno dato e fatto spettacolo. Il gol di Insigne, con il bel ricamo di Callejon e la staticità della difesa bianconera, ha trasformato gli ultimi 20 minuti in una mattanza. Con l'inserimento di Pavoletti il Napoli si è trovato a tentare il tutto per tutto con quattro punte, mentre Allegri con l'innesto di Barzagli per Dybala ha pensato di tutelare la sconfitta-qualificazione. Un atto di umiltà per scongiurare la remuntada.
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