Italia tanto cuore, poco gioco. Disagio palese. Smentite dimissioni del Ct. Se ne parlerà
Adesso che siamo fuori dal Mondiale, il problema sarà trovare qualcosa da fare tra giugno e luglio, quando gli altri si scanneranno in Russia per conquistare la coppa e noi al massimo staremo davanti alla tv. Di sicuro per quel periodo ci sarà un altro ct al posto di Giampiero Ventura – a giudicarlo ci penserà storia per la sua scellerata gestione – e magari anche un nuovo presidente federale.
L'eliminazione nello spareggio contro la Svezia avrà conseguenze pesanti e gravi, una catastrofe per usare le parole di Carlo Tavecchio. Già, una catastrofe. L'ultima volta in cui l'Italia aveva saltato un appuntamento con il Mondiale era il lontano 1958, sessantant'anni mica bruscolini. Buffon ha finito con le lacrime agli occhi, non l'unico degli azzurri soffocato dalla disperazione. Chi ha sbagliato deve pagare: il commissario tecnico, è ovvio, ma non solo. Il livello del calcio nazionale non è eccelso, sia chiaro, però la Svezia è un avversario mediocrissimo.
Non aver segnato un gol a una banda di nerboruti vichinghi è la cartina tornasole di un disagio palese. L'Italia è stata in senso puramente didascalico una squadra, ma di gioco se n'è visto poco. Gli assalti azzurri sono stati dettati più dalla rabbia e dall'ansia, più dalla forza dei nervi e dall'angoscia di steccare l'appuntamento russo, che dalla logica di trame studiate alla lavagna e applicate in campo.
Del resto, forse non era il contesto adatto per fare una bella esibizione di stile, serviva battere la Svezia e basta. Svezia che si è riproposta come nella gara di andata, tutta forza fisica e niente tecnica, ossuta e ispida, antipatica nell'atteggiamento, con evidenti limiti strutturali, votata al catenaccio e null'altro. D'altronde era abbastanza prevedibile che andasse così. Il brasiliano Jorginho, al suo debutto con la maglia della Nazionale, è stata la lieta novella di San Siro. E' vero che ha sbagliato qualche appoggio ma ha pure garantito geometrie e profondità alla manovra dell'Italia.
Meglio lui di Gabbiadini, che è comparso per venti minuti e poi si è disperso nel nulla; Florenzi è andato a strappi, penalizzato da un ruolo che non gli appartiene (ma perché?); Candreva non è sembrato da subito in una di quelle serate di grande ispirazione; Immobile ha cominciato a carburare quando si è spogliato di una strana staticità.
La Nazionale ha sfruttato molto le corsie laterali – anche se al momento del cross è andato in scena il paradigma degli errori e degli orrori – e poco le percussioni centrali. Per le occasioni costruite gli azzurri dovevano andare all'intervallo con almeno un gol di vantaggio, invece hanno dovuto sudare e penare nella ripresa sempre meno lucidi, sempre più confusi, sempre poco fortunati. Il computo dei rigori non fischiati ha penalizzato la Svezia (2 a 1) ma sono note di cronaca a margine. Conta il risultato: 0-0 dopo l'1-0 di Solna. Amen
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