Già nel luglio del 2014 aveva provato a scalare la montagna federale

Casomai fosse attraversato da qualche dubbio filosofico sul presente e sul futuro, Carlo Tavecchio è stato aiutato a prendere una decisione definitiva dal capo dello sport italiano, Giovanni Malagò. Più che una mano tesa, una spinta per aiutarlo a farsi più in là: il presidente del Coni, uscendo dalle perifrasi, ha consigliato al collega della Federcalcio di togliere il disturbo, persino con una certa celerità. Del resto, la stroncatura mondiale e tutto ciò che ne seguirà nei prossimi mesi/anni, non può passare impunita e non legittima 'code' di alcun tipo.

Giancarlo Abete si dimise subito, a Natal, assieme al ct Cesare Prandelli, pochi minuti dopo aver fallito la qualificazione agli ottavi, in Brasile. In questo caso, invece, nulla: e pensare che il disastro è molto, ma molto più deleterio. Insomma, non basta chiedere scusa agli italiani (Gian Piero Ventura) e non basta chiedere 48 ore di riflessione (Tavecchio): bisogna mollare gli ormeggi e salpare per lidi lontanissimi.

REBUS SU POST TAVECCHIO. Tutto succederà, probabilmente, verosimilmente, domani, in Figc, nelle stanze di Via Allegri. La voglia di fare tabula rasa anima il mondo dello sport, della politica e il movimento calcistico nazionale: un'impellenza, una necessità, un dovere. Il problema, però, non è di poco conto: chi si accollerà l'onere della rifondazione? Chi sarà così coraggioso da prendersi carico di una situazione drammatica? Paradossalmente sarà più semplice sostituire l'allenatore (peraltro in scadenza) piuttosto che il presidente federale. Non ci sarà un commissariamento – su questo punto è stato lapidario Malagò – ma le varie componenti dell'universo calcio (società, associazione calciatori, leghe varie e assortite) dovranno esprimere una candidatura unamime e possibilmente senza incrostazioni. A meno che Tavecchio non resti aggrappato con le unghie e con i denti alla poltrona: difficile, però, in considerazione delle pressioni esterne e del clima che si respira.

POCHE ALTERNATIVE. Chi, allora? Il profilo è quello di un giovane, un quarantenne rampante ma di esperienza. Il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Demetrio Albertini. Nel luglio del 2014 aveva già provato a scalare la montagna federale, però aveva perso al cospetto di Tavecchio. Ora la situazione potrebbe essere diversa e più favorevole, anche perché le alternative latitano. Albertini per adesso si guarda intorno e aspetta, ci fosse una convergenza, magari… "Il mio programma è lì e lì rimane, se poi c'è da condividere lo farò sicuramente. Ci vuole un progetto sportivo nuovo", la considerazione che apre uno scenario e una disponibilità. Eppure i giochi di Palazzo sono complicati, forse più di quelli del campo, malgrado Albertini sia stato e resti un ottimo regista.

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