Il presidente della Figc prova a resistere puntando su un nome altisonante (Ancelotti? Conte?) come nuovo Ct. Ma rischia di trovarsi isolato

Nel curioso, bislacco, tragicomico post-trombatura mondiale, non stupisce che a pagare sia stato – per adesso – solo Gian Piero Ventura. Il quale, come recita un algido comunicato federale, non è più l'allenatore dell'Italia: onestamente, sarebbe stato difficile immaginare il contrario in capo a quanto è successo e alla scarsa sintonia che ormai c'era con lo spogliatoio. A suo modo, Ventura è riuscito a fare la storia, catastrofica, della Nazionale: crediamo che la sua carriera sia finita lunedì scorso, a San Siro, contro la Svezia. Non se ne sentirà la mancanza.

Non è ancora chiaro invece chi raccoglierà la sua eredità e – peggio ancora – chi eserciterà il diritto di scelta. Carlo Tavecchio, infatti, ha ribadito di non aver alcuna intenzione di togliere il disturbo. La strategia è chiara e fragile, perché il 'sciur presidente' sente il rumore dei tanti nemici alle spalle: per lunedì prossimo ha convocato il Consiglio federale, all'interno del quale chiederà la fiducia alle varie componenti, giocandosi la carta di un ct dal cognome altisonante: Ancelotti o Ranieri o addirittura Conte (bis), tecnici con ingaggi improponibili per la Federcalcio, dai tre milioni di euro insu. Qualcuno abboccherà?

Ma è tutt'intorno a Tavecchio che il terreno sta franando. Damiano Tommasi, nella veste di sindacalista dei calciatori, appreso che il presidente federale non se ne sarebbe andato, ha lasciato anzitempo l'allegra brigata e ha invocato nuove elezioni; Giovanni Malagò, capo del Coni, aveva già preso la mira subito dopo l'eliminazione; il ministro Luca Lotti è stato molto chiaro nell'esplicitare i suoi desiderata; c'è persino chi (Scotto, Mdp) ha chiesto un'interrogazione parlamentare per ottenere le dimissioni Tavecchio.

Quando la politica entra a gamba tesa nel mondo dello sport non basta usare i parastinchi: e Tavecchio lo sa. Per tacere, poi, della battaglia che stanno portando avanti i media per il rilancio del calcio italiano attraverso facce diverse. Purtroppo, però, nelle stanze di via Allegri continuano a transitare i soliti personaggi, ultrasettantenni appartenenti alla vecchia nomenklatura. Conviene comunque attrezzarsi per piccole e grandi manovre. Il presidente della Lega nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia, potrebbe rappresentare l'ago della bilancia nel prossimo Consiglio federale. Se a Tavecchio venisse a mancare il suo appoggio andrebbe in minoranza e verrebbe messo all'angolo. Ma di qui a lunedì molte cose possono succedere e molte grida possono levarsi: nelle piazze e nei palazzi della politica.

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