L'ex ct azzurro parla per la prima volta dopo l'esonero: "Il mio successore riporti l'Italia in alto"

Dopo aver ascoltato in silenzio tutte le critiche che gli sono piovute addosso per il disastro della mancata qualificazione al mondiale di Russia 2018 l'ex ct dell'Italia, Gian Piero Ventura, rompe il silenzio. Una dichiarazione lunga ed articolata nella quale c'è anche la voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa dopo aver ricevuto dal presidente federale Carlo Tavecchio la notizia di "non avere più bisogno dei suoi servizi".

Ventura passerà alla storia come il ct del grande fallimento dell'Italia del pallone, ma non vuole recitare il ruolo del parafulmine alle spalle del quale tutti possono dormire sonni più o meno tranquilli. "Nel calcio, le vittorie sono sempre il prodotto del merito di tanti. Allo stesso tempo le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità", la sua puntualizzazione perché "nel momento dell'insuccesso bisogna dare risposte ad una lunga serie di interrogativi". Ventura racconta poi il suo stato d'animo parlando di "giorni difficili e di profondo dispiacere", per il ko nel decisivo spareggio con la Svezia. La sensazione provata dall'allenatore ligure è di "incompiutezza" per non aver raggiunto il traguardo della qualificazione al Mondiale.

"Ho lavorato con tutto me stesso, con serietà e professionalità: non sono riuscito là dove ero convinto di farcela alla guida di un gruppo di ragazzi che non smetterò mai di ringraziare", argomenta ancora evitando di alimentare le polemiche che parlano di uno spogliatoio che, nel momento decisivo, non aveva più fiducia in quello che era stato designato come il suo condottiero. "Guidare la Nazionale mi ha trasmesso senso di appartenenza ed orgoglio mai provati prima perché non ci può essere niente di più grande", ribadisce ancora sottolineando come il suo lavoro sia stato anche quello di "preparare i più giovani al grande salto che potevano, e possono, ancora fare in modo da arricchire tutto il nostro movimento".

Chiusa questa pagina deficitaria che lascerà una macchia indelebile nella sua carriera ora Ventura "nel momento della ripartenza" tornerà ad essere "il primo tifoso" degli Azzurri e del suo successore sulla panchina più bollente del calcio nostrano al quale augura "di riportare l'Italia dove merita". Una scelta sulla quale Tavecchio, dopo aver comunicato la sua "indisponibilità" a dare le dimissioni dalla carica di presidente della Figc, si gioca tutto.

Il numero uno di Via Allegri dovrà mettere sul tavolo le sue carte già nel consiglio federale di lunedì dove i suoi pensieri su "orizzonti di allenatori importanti" dovranno forzatamente trasformarsi in qualcosa di concreto nel breve periodo altrimenti le percentuali di una sfiducia da parte del Consiglio federale, unica possibilità per la quale la sua poltrona possa saltare, sono destinate a salire. Il sogno del presidente Figc, ma anche dell'Italia intera, si chiama Ancelotti. Ma affinché Carlo possa convincere Carlo serve un progetto serio, particolareggiato e soprattutto strutturato nel quale l'allenatore emiliano possa avere mani libere in tutto e per tutto. Il tempo per l'accerchiato Tavecchio scorre veloce

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata