I suoi tre anni di presidenza verranno ricordati anche per qualche gaffe
Da Opti Pobà alla clamorosa esclusione dell'Italia dai Mondiali 2018, passando per l'introduzione del Var e il ritorno delle quattro squadre italiane dirette in Champions League. I tre anni e qualche mese di presidenza della Figc di Carlo Tavecchio passeranno alla storia per una serie di gaffe esilaranti, ma anche per le riforme, l'ottimo europeo in Francia e la storica mancata qualificazione alla Coppa del Mondo per la prima volta dopo 60 anni.
Il 74enne ragioniere di Ponte Lambro, vicino Milano, alla fine ha gettato la spugna lasciando una Federazione nel caos più totale dopo tre anni di gestione non certo facile. Diventato presidente federale l'11 agosto 2014 (con il 63.63% dei voti prevale sull'altro candidato Demetrio Albertini) dopo le dimissioni di Giancarlo Abete, l'allora numero 1 della Lega Dilettanti raccoglie i cocci di una Federazione uscita con le ossa rotte dal fallimentare Mondiale 2014 in Brasile.
Un percorso a ostacoli, fra i tentativi di ricostruire il calcio italiano, ridare dignità alla Nazionale, ma anche vicende spinose come il fallimento del Parma o lo scandalo calcioscommesse. Appena insediatosi, Tavecchio sorprende subito tutti riuscendo a convincere Antonio Conte ad accettare la carica di commissario tecnico. Un autentico colpo, realizzato anche grazie al contributo massiccio degli sponsor, che consente nell'arco di due anni di far innamorare di nuovo gli italiani della Nazionale grazie alle ottime prestazioni all'Europeo in Francia, con la vittoria sulla Spagna e l'eliminazione solo ai rigori contro la Germania nei quarti. Uscito rafforzato dagli Europei, la posizione di Tavecchio in Figc si fa sempre più salda nonostante qualche 'scivolone' mediatico di troppo.
E' così che sotto la sua gestione, anche con modi decisionisti, la Figc vara una serie di riforme come il tetto alle rose con indicazioni precise sul numero di italiani, l'introduzione del fair play finanziario e il lancio dei centri federali territoriali. Il vero obiettivo di Tavecchio però è la riduzione della Serie A a 18 squadre, una battaglia difficile da portare avanti visto l'ostruzionismo dei club medio piccoli. Come commissario tecnico della Nazionale, dopo l'addio di Conte, viene scelto Gian Piero Ventura. Una nomina non senza polemiche, visto che Marcello Lippi, deputato a diventare direttore tecnico di tutte le Nazionali, deve rinunciare per una norma presente nel nuovo Statuto dei procuratori (firmato da Tavecchio, ndr) che vieta a parenti (il figlio di Lippi è un procuratore) di ricoprire incarichi in Federazione.
A livello internazionale, la Federazione di Tavecchio riporta all'Italia le 4 squadre dirette in Champions League, ottiene la nomina di Michele Uva a vicepresidente dell'Uefa, di Evelina Christillin nel Consiglio della Fifa e soprattutto l'ok per la sperimentazione del Var. Rieletto lo scorso 6 marzo, battendo Andrea Abodi con il 54.03% dei voti, Tavecchio si ritrova pochi mesi dopo a dover assumere anche l'incarico di commissario di una Lega Serie A litigiosa e incapace di darsi una governance. Ma proprio sul più bello arriva la clamorosa esclusione dell'Italia dai Mondiale, una apocalisse come lo stesso Tavecchio aveva definito questa eventualità, che nel giro di una settimana mette fine alla sua avventura alla guida della Figc.
Dei suoi tre anni di presidenza resteranno anche le gaffe che in più di una occasione ne hanno fatto un autentico fenomeno del web. La più famosa di tutte è la prima, la frase su Opti Pobà e i giocatori extracomunitari definiti "mangia banane" pronunciata nel corso di un intervento durante l'assemblea della Lega Dilettanti. Segue poi la polemica per le calciatrici definite "4 lesbiche" da Felice Belloli, erede di Tavecchio alla guida dei Dilettanti e costretto a dimettersi. L'ultima imbarazzante gaffe sono le frasi su ebrei ed omosessuali nel corso di un colloquio con il quotidiano online Soccerlife.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata