Fatale la sconfitta con la Juve in Coppa Italia. Chiude con 5 vittorie, 10 pareggi e 5 sconfitte in stagione
La notte in cui sperava di dare una svolta alla stagione del suo Toro è coincisa con l'ultima recita, poco riuscita, conclusa con un'amara uscita di scena proprio sul palcoscenico dei 'cugini'. Dopo 18 mesi cala il sipario sull'avventura di Sinisa Mihajlovic sulla panchina del Torino. Fatale per il tecnico serbo la sconfitta, con tanto di espulsione e polemiche nel post partita, subita all'Allianz Stadium contro la Juventus nel derby valido per i quarti di finale di Coppa Italia. Allontanato dall'arbitro Doveri dopo la convalida della (contestata) rete del 2-0 bianconero, l'ex allenatore della Sampdoria in piena notte ha ricevuto anche la comunicazione dell'esonero da parte del club granata. Una decisione che ha radici più profonde del ko nella stracittadina e che va ricercata in un andamento altalenante da parte di una squadra, partita con ambizioni europee, che in tutto il girone d'andata ha raccolto appena 25 punti, frutto di 5 vittorie, 10 pareggi e 4 sconfitte. Sono proprio i tanti e troppi segni 'X' (basti pensare ai pareggi con Spal, Hellas Verona e Crotone) ad aver convinto i vertici piemontesi a optare per il cambio della guida tecnica.
Toccherà così a Walter Mazzarri risollevare l'umore di un ambiente demoralizzato dopo una prima parte di stagione sbiadita, in linea con le prestazioni opache del suo leader Andrea Belotti, condizionato da qualche infortunio di troppo ma lontano parente finora dell'attaccante che ha conquistato l'azzurro a suon di reti. La notizia del licenziamento di Mihajlovic non ha sorpreso il cuore del tifo granata, consapevole delle tante problematiche (soprattutto in zona gol) incontrate dal Toro in questi primi sei mesi di campionato. Fortemente voluto dal presidente Urbano Cairo, l'allenatore di San Vincenzo è chiamato a riportare entusiasmo e a restare in scia delle squadre in lotta per un posto in Europa League. Il tempo per preparare la sfida interna con il Bologna non è molto (meno di 48 ore) ma Mazzarri – che ritorna in Italia a oltre tre anni dalla burrascosa esperienza all'Inter dopo la parentesi in Premier League con il Watford – può contare, al netto dell'infermeria attualmente piena – su una rosa di livello. Probabile che l'ex tecnico nerazzurro, che oggi ha diretto il primo allenamento a porte chiuse al Filadelfia, riparta dalla difesa a tre (un dogma che ha contraddistinto tutta la sua carriera) e da un tridente composto da Niang, Berenguer e Iago Falque, nell'attesa di recuperare i pezzi da 90 Ljajic e Belotti e, all'occorrenza, di ricevere qualche regalo dal mercato.
"E' un allenatore che ho sempre apprezzato molto, era la scelta giusta", ha confessato il presidente Urbano Cairo ai microfoni di Sportitalia commentando la scelta di puntare su Mazzarri, che ha firmato un contratto fino al 2020. "Già 10 anni fa quando andò alla Sampdoria ci fu un contatto, poi ce ne sono stati altri nel corso degli anni, è un allenatore che ha fatto grandi cose alla Reggina, poi alla Sampdoria, e ha fatto benissimo al Napoli, con lui hanno fatto il salto di qualità", ha aggiunto il presidente dei granata, che ha maturato la decisione di esonerare Mihajlovic a prescindere dal risultato del derby. "Quest'anno abbiamo 4 punti in meno (rispetto ai 29 della passata stagione, ndr) ma poi senza avere un trend definito, non c'era soddisfazione per questo genere di andamento. Lo dico con dispiacere perché erano 7 anni che non esoneravo nessuno, non è una cosa che mi piace fare però ho dovuto – ha spiegato Cairo – Non ero soddisfatto di come stavano andando le cose". A Mazzarri il compito di riuscire laddove ha fallito Sinisa.
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