Ci penserà Giovanni Malagò a individuare i profili giusti per dare un senso al commissariamento della federazione più chiacchierata di tutte, ora in piena crisi
Ci penserà lui, adesso. Giovanni Malagò, il presidente del Coni, il grande capo dello sport italiano, il primo a osteggiare con la sua assenza le elezioni di Fiumicino. Ci penserà lui a individuare il profilo o i profili giusti per dare un senso al commissariamento della federazione più chiacchierata di tutte, alle prese con una crisi dirigenziale e sportiva senza precedenti.
Evitato il peggio, cioè l'apologia dell'inciucio Sibilia-Gravina, una sorta di 'grosse koalition' formata da personaggi stagionatissimi che non avrebbe cambiato nulla, diventa determinante individuare chi lo accompagnerà nell'operazione rilancio: mettendoci tempo e faccia, idee e stimoli. Insomma, un coraggioso. O dei coraggiosi. La scelta del commissario sarà il primo passo: Malagò medesimo, oppure il suo braccio destro Roberto Fabbricini, oppurre ancora l'avvocato Paolo Nicoletti. Il nome verrà fuori dalla Giunta, ma per la parte operativa sarà ancora più importante la nomina del subcommissario o dei subcommissari.
Due i candidati più gettonati, entrambi ex milanisti: Billy Costacurta, che è amico personale di Malagò, e Demetrio Albertini. Il primo, commentatore Sky, sarebbe una novità in senso assoluto ma, proprio per questo, correrebbe il rischio di dover gestire una situazione più grande di lui: muoversi nei meandri di una federazione da rifondare è un esercizio di equilibrismo molto complicato; il secondo, invece, ha già otto anni di esperienza alle spalle, è stato vicecommissario nel 2006 con Guido Rossi e vicepresidente con Giancarlo Abete, è stato sconfitto da Carlo Tavecchio nel 2014: detto male, conosce bene la macchina ed ha affinato il mestiere della politica. Più che l'uno o l'altro, la scelta migliore potrebbe essere l'uno e l'altro. A naso, il commissariamento dovrebbe durare un anno, ciò che c'è da fare invece è urgentissimo: la riforma dello statuto, poi un intervento sull'impiantistica, infine la ridefinizione del progetto sportivo, dalla riforma dei campionati alle seconde squadre. Dopo (anche) la Nazionale, con la scelta di un ct che sarà un traghettatore. Crediamo sia impossibile immaginare che uno tra Roberto Mancini, Carlo Ancelotti o Antonio Conte accetti di legarsi a una federazione inesistente, in pieno marasma, gestita da un commissario. Il destino del club Italia è ciò che sta più a cuore ai tifosi però è pure l'impellenza minore: là dove ci sono solo macerie e bisogna agire con le ruspe non si può andare troppo per il sottile.
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