Roma-Liverpool 1984: lacrime giallorosse dopo la grande illusione

Il 30 maggio 1984 è una data che resterà per sempre scolpita nella storia della Roma: i giallorossi si giocano all'Olimpico la finale di Coppa dei Campioni

Dal Paradiso all'Inferno. È la 'notte di sogni di coppe e di campioni' cantata da Antonello Venditti. È il 30 maggio 1984, una data che resterà per sempre scolpita nella storia della Roma. I giallorossi si giocano all'Olimpico la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.

Nella Capitale è una splendida giornata di sole e fin dalle prime ore del pomeriggio lo stadio inizia a riempirsi. La città è addobbata a festa da giorni e la tensione nell'aria è come un manto di nebbia. Per stemperarla il condottiero romanista Nils Liedholm decide di portare la squadra in ritiro in montagna per qualche giorno.

Sono le 20.15 quando il signor Fredriksson dà il fischio di inizio davanti alle telecamere di 76 paesi che trasmettono in diretta l'evento. Sugli spalti i 70mila si sciolgono in un boato liberatorio mentre in campo la pressione attanaglia i ventidue protagonisti. La Roma parte meglio ma al 14' il Liverpool passa in vantaggio con un gol controverso. Tancredi esce in presa alta per bloccare un cross e si scontra con Rush, furbo nell'ostacolarlo in maniera quantomeno sospetta. Il portiere giallorosso perde la sfera che, dopo un maldestro rinvio di Bonetti sulla schiena dello stesso Tancredi, giunge a Neal. Il terzino calcia una sorta di rigore in movimento a porta vuota e non può sbagliare. La Roma è tramortita ma trova la forza di gettarsi in avanti alla ricerca del pareggio che arriva al 43'. Discesa sulla fascia sinistra e cross di Conti, splendido impatto di testa di Pruzzo e Grobbelaar è battuto.

All'Olimpico è il pandemonio. Chi si aspetta una Roma arrembante nella ripresa però rimane deluso. Falcao non è il solito e Pruzzo si infortuna. Dentro Chierico con Graziani che si sposta nel ruolo di centravanti. Tancredi salva su Dalglish poi, a un minuto dalla fine, Conti pesca Chierico solo davanti al portiere. 'Nuvola Rossa' però è in fuorigioco. Si va ai supplementari. I giocatori sono stravolti e la partita diventa una gara di sopravvivenza. La Roma spare le ultime cartucce. Prima Grobbelaar dice di no a Conti poi una schiena inglese ferma un missile di Di Bartolomei. Tutto si decide ai rigori, ed è la prima volta in una finale di Coppa dei Campioni. La crudele roulette russa inizia con una conclusione alle stelle di Nicol ed il gol di Di Bartolomei ma è una pia illusione.

Alla seconda tornata Neal segna mentre uno stravolto Bruno Conti alza troppo la mira e spara alto. Souness e Righetti compiono il loro dovere, poi la svolta. Al quarto turno si sfidano i due centravanti. Rush non sbaglia, poi tocca a Graziani. Grobbelaar balla sulla linea di porta come se fosse ubriaco mentre 'Ciccio' si fa il segno della croce, poi parte. Conclusione potente e centrale che scheggia la parte alta della traversa e si perde verso la curva. L'Olimpico piomba nel gelo. Alan Kennedy è chirurgico nella trasformazione ed il Liverpool alza al cielo di Roma la coppa dalla grandi orecchie mentre in città le lacrime scorrono a fiumi.