Eletto alla prima votazione con il 97,2% dei voti. "Facciamo squadra e lavoriamo con unità e compattezza". Obiettivo: "cCmbiare direzione al mondo del calcio"
Dalla guerra totale all'unione ferrea. Sono passati nove mesi e in Figc sembra cambiato il mondo. Lo scorso gennaio il mondo del pallone italiano fece una figuraccia a livello planetario non riuscendo ad eleggere un presidente. Ora, con in mezzo un commissariamento tanto necessario quanto doloroso, prova a ripartire affidandosi nelle esperte mani di Gabriele Gravina. Un candidato unico ed una percentuale plebiscitaria, il 97.2%. Ora ai numeri toccherà far seguire i fatti perché il biennio nel quale Gravina siederà sulla poltrona più prestigiosa di Via Allegri è denso di problemi spinosi, a partire da quello delle riforme dei campionati e della giustizia sportiva.
Una "corsa contro il tempo" nei confronti della quale servono "unità e compattezza". Queste le due parole che l'ex presidente della Lega Pro usa come un mantra quasi a voler scacciare i fantasmi del passato. "E' il momento di fare squadra e gettare tutti insieme il cuore oltre l'ostacolo", dice ancora promettendo un'azione "decisa e determinata". Proprio come raccomandato dal presidente della Fifa, Gianni Infantino. L'ospite d'onore dell'assemblea elettiva Figc fa infatti notare come all'Italia serva una federazione "forte" invitando le parti in causa a deporre l'ascia di guerra in virtù del bene comune.
Gravina, dal canto suo, chiede a tutti di "togliersi la cravatta ed indossare la maglia azzurra" per iniziare a lavorare in quanto "c'è bisogno di salvare il nostro calcio". Il neo presidente non si sente però un uomo solo al comando. Anzi, nelle primissime parole dopo l'elezione, si rivolge ai delegati come "uno di voi che con voi vuole cambiare verso e direzione al gioco del calcio". Il pallone italiano, argomenta ancora "non può aspettare".
L'avere un consenso così forte permetterà a Gravina di sedersi con le spalle coperte al tavolo delle interlocuzioni con Coni e Governo. Due istituzioni con le quali vuole avere un "rapporto costruttivo nel rispetto dei ruoli". Quello del nuovo capo del pallone italiano è un programma che lui stesso definisce ambizioso. "Il calcio che vorrei – dichiara scorrendo i punti programmatici – punta sui giovani, non fa differenze di genere, è sostenibile, in grado di fare imprese, attento alle famiglie ed ha una nazionale competitiva". Pensieri davanti ai quali i delegati si spellano le mani.
Terminata la prima notte di nozze, però, per Gravina sarà già tempo di mediare per superare i primi ostacoli. La composizione del nuovo consiglio federale e, soprattutto, la grana Serie B. Se anche la giustizia amministrativa confermerà in maniera definitiva il campionato a 19 squadre per la prossima stagione, questo è certo, si arriverà a 20. Però sulle modalità in tema di promozioni e retrocessione Lega B e Lega Pro hanno pareri opposti.
Chi è il nuovo presidente – Gabriele Gravina è nato a Castellaneta in provincia di Taranto il 5 ottobre 1953 ma ha legato la sua vita professionale all'Abruzzo. Laureato in giurisprudenza nasce come imprenditore, ma fin dai primi anni ottanta muove i primi passi nel mondo del calcio. Dal 1984 al 1996 è l'artefice del 'miracolo Castel di Sangro' portando il piccolo club abruzzese a conquistare cinque promozioni nell'arco di un decennio fino alla Serie B dove resterà per due stagioni. L'impresa della squadra di un borgo di 5mila abitanti attirerà l'attenzione del mondo intero. Nello stesso periodo Gravina è prima consigliere della Lega professionisti Serie C e successivamente consigliere federale della Figc. Per un breve periodo ricopre un ruolo nel Cda della Cassa di Risparmio della Provincia dell'Aquila. Successivamente, dopo essere stato per un biennio membro della commissione Uefa per l'assistenza tecnica ed amministrativa, negli anni duemila ricopre in svariate occasioni il ruolo di capo delegazione della nazionale Under 21 guidando gli azzurrini ai campionati europei 2004, 2007 e 2009 oltre che alle Olimpiadi di Atene 2004 e Pechino 2008. Nello stesso anno diviene anche docente presso l'Università degli studi di Teramo dei corsi di management sportivo e di organizzazione e gestione degli eventi sportivi. Il 22 dicembre 2015 viene eletto presidente della Lega Pro con 31 voti superando i rivali Raffaele Pagnozzi e Paolo Marcheschi succedendo così nella carica a Mario Macalli. Viene confermato nell'incarico il 15 novembre 2016 con 55 preferenze su 58. Si dimette dalla carica il 16 ottobre 2018. Da candidato unico viene eletto alla presidenza Figc il 22 ottobre con il 97% dei consensi.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata