Intervista a Federico Genovesi, nello staff del tecnico da tre stagioni: "Lavorare nella Nazionale? L'azzurro è il sogno di tutti. E mi auguro che prima o poi succederà"
Dietro le imprese che esaltano i tifosi nella patria dei maestri del calcio il tocco italiano, alla fine, lo trovi sempre. La conferma arriva anche in questa stagione dal Manchester City fresco vincitore della Premier League dopo un avvincente duello con il Liverpool durato fino all'ultima giornata. Un trionfo che porta la firma anche di Federico Genovesi, nello staff di Pep Guardiola da tre stagioni. Professione fisioterapista, romano e grande tifoso della Lazio, dove ha mosso i primi passi nel suo lavoro.
Dalla Curva Nord al trono d'Inghilterra, un bel salto.
Quella per la Lazio resta una grande passione, che tutt'ora coltivo. Pur con le difficoltà del caso: spesso giochiamo negli stessi giorni e negli stessi orari e non riesco a seguire le partite. Il tifo, nel mio caso, c'entra poco, ma grazie alla Lazio è iniziata la mia carriera.
In che modo?
Dopo la laurea ho iniziato a lavorare in un centro dove ho incontrato un giovane componente dello staff laziale. Mi ha segnalato e ho iniziato a collaborare con il club nel 2006. Alla Lazio sono rimasto sei anni: un'esperienza bellissima nella quale sono riuscito a legare passione e lavoro, la simbiosi perfetta. Di quel periodo ricordo con piacere il rapporto con lo staff, il tempo passato con i giocatori, i festeggiamenti dopo le vittorie nel derby, la Coppa Italia vinta nel 2009.
Da Roma si è poi trasferito in Sicilia.
Le necessità della vita mi hanno fatto allontanare dalla mia città e dalla squadra. Sono approdato al Palermo nel 2012. Dopo la retrocessione in B sono diventato responsabile del settore fisioterapico. Mi spiace della situazione attuale che sta vivendo il club. Mi auguro che ci sia un modo per rimediare alla situazione. È una piazza che merita la Serie A, non la Serie C.
Come è arrivato a Manchester?
Contattato dal dottor Massimiliano Sala, in passato al Milan, su consiglio di alcuni giocatori rossoneri che erano stati alla Lazio o al Palermo, come Gilardino e Brocchi. Anche Kolarov ha parlato bene di me. Mi sono trasferito al City nel 2016. Anche qui, come a Palermo, la mia prima stagione non è andata bene come risultati: non abbiamo vinto trofei ma ci siamo rifatti la stagione successiva.
Cosa significa lavorare a stretto contatto con un allenatore come Guardiola?
E' un'esperienza fantastica. A parte il lato puramente manageriale, che è indiscutibile visti i risultati, è straordinario dal punto di vista umano. E' un tecnico che dà motivazione, trasmette energia. Lo si vede già dagli occhi, dal linguaggio corporeo. E' come se disponesse di un'aura che sprona i giocatori a fare meglio. E' una meraviglia sentire le sue frasi, partecipare al momento della spiegazione tattica, quando carica la squadra. Lavorare con lui è un grande orgoglio e una soddisfazione immensa. E' uno dei migliori al mondo. Il modo in cui fa giocare la squadra è incredibile, noi ci divertiamo tantissimo a vedere le partite: non ci annoiamo mai.
Lo vedrebbe bene Guardiola in Italia?
Lui può allenare in qualunque campionato, senza nessun problema. E' riuscito ad adattare il suo stile al calcio inglese e ha vinto due campionati. Uno come lui può fare bene ovunque.
La Premier si è risolta solo all'ultima giornata: quando il campionato è tirato così, cambia il suo modo di lavorare?
In Inghilterra si è abituati ad avere una partita in mezzo alla settimana, da agosto a fine stagione. Gli allenamenti sono molto limitati alla parte tattica, con un minimo lavoro di recupero del movimento articolare. Quando hai una settimana intera di lavoro a disposizione, come avvenuto in questo finale di stagione, il tipo di preparazione cambia. A differenza dall'Italia, dove al massimo si riposa il giorno dopo la partita, qui si usa fissare più giorni liberi in settimana, per staccare dal punto di vista mentale. E' importante gestire lo stress visto l'alto numero di partite.
C'è stato un momento in cui avete temuto per il campionato?
R. Siamo sempre stati ottimisti. Anche se, dopo la vittoria del Liverpool sul Chelsea, il nostro calendario appariva più complicato di quello dei Reds. Ma nessuno nell'ambiente ha mai dubitato della nostra possibilità di vincere, anche se eravamo consapevoli che loro non avrebbero perso nessuna delle ultime cinque partite. Forse l'unico momento di preoccupazione, almeno per quello che mi riguarda, è stato dopo l'eliminazione in Champions. Temevo la ripercussione psicologica. Che fortunatamente non c'è stata: il tecnico è stato bravissimo a gestire il gruppo dal punto di vista motivazionale. Anche il capitano Kompany è stato magnifico. Ogni componente dello staff e della squadra ha dato il suo contributo.
Le inglesi hanno dominato Champions e Europa League. Sorpreso?
Per nulla. E glielo dico mentre sto guidando verso casa: intorno a me, ai lati della strada, vedo solo campi di calcio e ragazzi che giocano. L'Inghilterra vince grazie agli investimenti nelle strutture. Il nostro centro sportivo è meraviglioso, dotato di tutto. Poter disporre di stadi studiati per il calcio aumenta lo spettacolo e tutto viene di conseguenza. Anche il discorso legato alla scuola è fondamentale.
Ha avuto un'esperienza anche ai Mondiali di Russia.
Con lo staff della nazionale argentina, era programmata da tempo. Dispongono di uno staff supercompetente, non me lo aspettavo. Erano pochi di numero e cercavano un fisioterapista: Aguero ha suggerito il mio nome. E' stata un'esperienza fantastica. Dal punto di vista sportiva non è stato grande successo per la squadra, ma si sa che vincere un Mondiale non è semplice.
Messi?
E' un ragazzo tranquillo, silenzioso, lavora benissimo. E' un professionista serio e una persona perbene, averlo visto da vicino è stato qualcosa di incredibile. E vedendolo negli allenamenti ti accorgi di dettagli che in partita sfuggono.
E' vero che le piacerebbe lavorare con un singolo giocatore?
In futuro sì. Mi consentirebbe di fare più cose, arricchire e mettere in pratica le mie conoscenze. Ma sempre collaborando con lo staff della squadra, non si può allenare da soli un singolo, anche se a volte succede. Se vorrei un giocatore in particolare? Ho un ottimo rapporto con tanti di loro, penso a Dybala con cui ho legato molto a Palermo. Ci sentiamo, siamo amici. Ecco, un giocatore con le sue caratteristiche e la sua voglia andrebbe bene. Però mi manca ancora qualcosa a livello di club. Mi piacerebbe vincere la Champions.
In futuro si rivede a lavorare in Italia? Magari in Nazionale?
L'azzurro è il sogno di tutti. E mi auguro che prima o poi succederà. A livello di club non si preclude niente ma l'organizzazione che c'è qui a Manchester non so se la ritroverò in Italia. E poi i colori del City sono gli stessi della Lazio.
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