Addio al simbolo del Mundial '82 di Spagna
Questo anno terribile ci ha portato via anche Paolo Rossi. Il centravanti Mundial, Pablito, il sogno e un simbolo per molti ragazzi degli Anni Ottanta, un’icona del calcio quasi pionieristico di Enzo Bearzot. Se l’è portato via un male incurabile nel cuore della notte e adesso quella sensazione di vuoto va a unirsi a un altro vuoto, quello per la morte di Diego Armando Maradona. Già, Pablito e Dieguito, simboli enormi, giganteschi, persino ingombranti al Mondiale spagnolo del 1982, di Italia e Argentina, simili e diversi, comunque unici nel loro ambito. Un filo sottile li lega a ricordi indelebili, un filo che si è interrotto: in un paio di settimane è stato cancellato un grande e grosso pezzo di storia pallonara, come se una mano invisibile avesse usato la spugna del destino per portare tutto e tutti in un’altra dimensione.Paolorossi a volte si scriveva cosi, tutto attaccato, in una delle tante versioni giornalistiche del suo nome e del suo cognome, i più comuni d’Italia. Eppure questo Rossi non è stato un signor Rossi qualsiasi, dal Vicenza al Perugia, soprattutto alla Juventus, comprato da Giampiero Boniperti, coccolato dall’avvocato Agnelli, amato dai tifosi, campione di una squadra di campioni: Platini, Rossi, Boniek ma anche Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea,Tardelli e in panchina Giovanni Trapattoni detto il Trap. In bianconero Rossi si è consacrato, in azzurro è diventato un fenomeno, la conquista del Pallone d’Oro lo ha collocato nell’Olimpo dei grandissimi.Lottava con un fisico gracile e un ginocchio ballerino, le ultime stagioni al Milan e al Verona furono un tormento tanto che smise in fretta passati i tren’anni e si dedicò ad altro, lontano dal calcio, per poi tornarci come commentatore in tv. Quando ci si trova di fronte a eventi così enormi e così tragici il rischio è di scivolare sempre nella retorica o, peggio, nel banale. A noi Pablito piace semplicemente ricordarlo con le braccia teste, il sorriso in faccia, il ricciolo scomposto mentre festeggiava la tripletta al Brasile nella bolgia del Sarrià. Era il 5 luglio 1982. Mamma mia quanto eri forte Pablito, grazie per quelle emozioni.
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