Le reti di Werner e Mount regalano ai londinesi la finale contro il Manchester City
Il gigante Real Madrid si ferma sul più bello. E’ il Chelsea a rendere tutta inglese la finale di Champions League di Istanbul contro il Manchester City, a conferma di quanto la Premier League sia e resti il campionato dominante e di riferimento nel Vecchio Continente. I londinesi, che già avevano impressionato nell’andata a Valdebebas, fanno ancora meglio a Stamford Bridge, domando 2-0 gli ormai ex campioni, a cui resta solo la Liga per salvare la stagione. Werner zittisce i critici spianando la strada nel primo tempo, Mount raddoppia nel finale quando ci si aspetta la zampata del vecchio leone Real. Nel mezzo c’è un monologo dei blues, che creano una valanga di occasioni e concedono il minimo a Benzema e compagni. Il successo dei londinesi è anche una rivincita per il loro condottiero, Thomas Tuchel, scaricato troppo presto dal Psg sotto Natale e alla seconda finale consecutiva dopo quella dello scorso luglio. A differenza dei campioni di Francia, che l’ultimo atto del torneo lo guarderanno dal divano di casa.
Cambia poco o nulla il tecnico tedesco rispetto alla gara d’andata. Werner, nonostante il periodo nero, guida l’attacco; alle sue spalle c’è Havertz e non Pulisic, che pure era stato uno dei migliori a Valdebebas. Qualche modifica in più per Zidane, che si affida alla voglia di riscatto del grande ex Hazard nel tridente completato da Vinicius Juniur e Benzema. Sugli esterni non ci sono i senatori Marcelo e Carvajal, al loro posto spazio a Mendy e Nacho. In difesa torna capitan Sergio Ramos al posto dell’infortunato Varane. La posta in palio è alta, il Real deve vincere (o pareggiare segnando almeno due gol) ma il Chelsea conferma l’ottima impressione dell’andata. Fisicamente sembra stare meglio, tatticamente lascia il pallino del gioco in mano all’avversario – ma rischiando pochissimo – ed è lesto a ripartire in contropiede, cosa che i ragazzi di Tuchel sanno fare e bene. Gli spagnoli sembrano un gigante dai piedi d’argilla. La mente viaggia piano, Hazard è un pesce fuor d’acqua, il centrocampo boccheggia. L’unico giocatore in versione regale è il solito Benzema, ma Mendy è insuperabile prima su un tiro da fuori del francese e poi su un colpo di testa.
Nel frattempo però i londinesi hanno già capitalizzato la superiorità tecnica e fisica in campo, proprio con il giocatore più criticato nell’ultimo periodo, Werner, che al 28′ segna a porta sguarnita il più facile dei gol, orchestrato da una giocata di Kantè degna di un trequartista e dallo splendido scavetto di Havertz finito sulla traversa prima del tap-in del centravanti tedesco. Già in precedenza l’ex Lipsia si era visto annullare il vantaggio per fuorigioco millimetrico sul cross preciso di Chilwell, campanello d’allarme che la squadra di Zidane non è riuscito a cogliere. Nella ripresa ci si attende la reazione degli spagnoli, ma è soltanto il Chelsea a tenere aperto il discorso qualificazione divorandosi il 2-0 che avrebbe fatto calare i titoli di coda sul match. Zidane prova a dare la scossa inserendo Valverde e Asensio, ma il secondo tempo è una sinfonia blues a cui solo Courtois rifiuta di cedere. Il portierone del Real si immola su Havertz, che in precedenza aveva centrato la seconda traversa della sua serata. Non basta: Mount spara alto dopo una rapida combinazione con Werner, poco dopo in campo aperto Kantè viene murato da una straordinaria chiusura di Valverde. Anche Thiago Silva, sugli sviluppi di due palle inattive, va vicino al 2-0. Il Real Madrid resta in partita solo per l’imprecisione della rivale, che però nel finale – quasi per inerzia – trova il gol che chiude i conti. Sull’ennesima palla recuperata da uno straordinario Kantè Pulicic sembra perdere l’attimo giusto per calciare, ma è bravo a vedere l’inserimento di Mount che insacca dal cuore dell’area piccola. I blancos capitolano, a Istanbul volano i ragazzi terribili di Tuchel.
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