Trovato l'accordo per la risoluzione consensuale: all'ex tecnico sette milioni di euro

La festa per il ritorno sul tetto d’Italia sembra già un ricordo lontano. Il ciclo di Antonio Conte all’Inter si è chiuso con lo scudetto. L’ufficialità del divorzio è arrivata, ma l’aria che si respirava a via della Liberazione negli ultimi giorni non invitava all’ottimismo. Come previsto, il tecnico capace di riportare il tricolore in nerazzurro dopo undici anni non ha accolto con favore il piano presentato dalla proprietà. E così le strade si separano: troppa la distanza tra le due parti sulle rispettive visioni. Il salentino chiedeva qualche ritocco alla rosa e la conferma dei big, per inseguire il bis in campionato e iniziare la scalata in Champions League. La società deve invece fare i conti con la dura realtà innescata dalla pandemia. Nel dettaglio: mercato in attivo con il sacrificio di qualche pezzo grosso, o comunque dei giocatori con più mercato e un robusto ridimensionamento degli ingaggi e dei costi. Le casse sono tornate a respirare con il prestito di 275 milioni concesso dal fondo Oaktree, ma non basta. L’ambizione del club di Zhang resta intatta, ma dovrà necessariamente sintonizzarsi con i rigidissimi paletti dei conti.

Condizioni che Conte non era disposto ad accettare, dopo le promesse fatte dalla società ad inizio ciclo. E del resto i segnali di insoddisfazione del tecnico non sono mancati nel corso della stagione. In ogni caso è una separazione che si consuma senza rancori o strascichi polemici. Conte ha preso atto dei nuovi piani nerazzurri e saluta, non senza delusione per quello che poteva essere e non sarà, dopo il duro lavoro svolto negli ultimi mesi. Del resto la stessa Inter, cui va riconosciuta l’onestà di aver subito messo le carte in tavola senza creare false promesse, avrebbe voluto che il felice matrimonio continuasse. Ma allo stato attuale non c’erano più le condizioni. Nel pomeriggio si è raggiunto l’accordo per la risoluzione consensuale, superando lo scoglio principale che era rappresentato dalla buonuscita: sarà di 7 milioni circa. E si è scritta la parola fine del rapporto dopo due stagioni, con una di anticipo rispetto alla scadenza. Come inevitabile, il popolo nerazzurro ribolle, con i tifosi che si schierano contro i piani di ridimensionamento che intende varare il club. Alcuni esponenti della Curva Nord hanno attaccato la proprietà esponendo sotto la sede interista striscioni dai toni forti: ‘Zhang prenditi le tue responsabilità o lascia la nostra città’, ‘Ridimensionare i campioni è solo da cogl… Mister, staff e giocatori non si toccano’. Alcuni componenti del gruppo hanno poi avuto un confronto con la dirigenza per avere chiarezza sulle intenzioni societarie.

Ma il futuro è costellato da punti interrogativi. La certezza è che con la partenza del ‘mago’ Conte, gli effetti speciali toccheranno al duo Marotta-Ausilio, che resteranno al loro posto. Obiettivo, far quadrare i bilanci e mantenere la competitività. Missione non facile, considerando che l’addio del salentino potrebbe spingere molti suoi ‘pupilli’ a cambiare aria. Ovviamente la prima missione riguarderà proprio la casella panchina. E il tempo stringe. Non è mistero che Marotta vorrebbe Max Allegri, per ricostruire ad Appiano Gentile un altro matrimonio che alla Juventus è stato felice. Il livornese, però, è il grande top player di questa fase di mercato: dal Real alla Juve al Napoli, il suo nome stuzzica i desideri di molte big. L’alternativa è Maurizio Sarri, che approdando sulla panchina interista avrebbe l’occasione di consumare una dolce vendetta sui bianconeri che lo hanno scaricato dopo una sola stagione. Nel taccuino marottiano pure Simone Inzaghi, se dirà l’addio alla Lazio, e Sinisa Mihajlovic. Di certo, il sostituto dovrà raccogliere un’eredità non da poco.

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