La scalata verso una nuova auspicabile rinascita dunque è subito in salita e il ct, alla vigilia del match che apre l'avventura in Nations League, non fa mistero di esserne consapevole
Ricominciare, resettare e provare a ritrovarsi il prima possibile sperando torni presto quel fuoco magico (fatto di fiducia e passione) e anche qualche attaccante in più. L’Italia dopo quattro anni volta pagina e dopo il triste e frustrante ko a Wembley contro l’Argentina, si affaccia verso un futuro pieno di incognite incrociando subito un’altra corazzata come la Germania. Sono i tedeschi i primi avversari del ‘Mancini 2’, altra nazionale candidata ad un posto in prima fila al prossimo mondiale in Qatar dove l’azzurro non ci sarà. La scalata verso una nuova auspicabile rinascita dunque è subito in salita e il ct, alla vigilia del match che apre l’avventura in Nations League, non fa mistero di esserne consapevole.
“Dobbiamo ricostruire piano piano e ritrovare quello stesso spirito. Per creare quello degli Europei c’è voluto tempo e ora servirà tempo. La fiducia? L’ho sempre sentita ma nel calcio è così, quando vinci è tutto perfetto quando perdi sono tutti contro di te”, ha dichiarato il ct alla vigilia del match che verrà ospitato nella ‘sua’ Bologna. Mancini taglia le 50 partite in azzurro proprio nello stadio che è stata la sua culla di calciatore. Un motivo in più per affrontare con il piede giusto questo tour de force di partite di Nations League (nel giro di dieci giorni c’é l’Inghlterra, poi l’Ungheria e ancora la Germania). Il tecnico chiede pazienza e sacrificio invitando tutti a rimboccarsi le maniche. “Dopo l’Europeo abbiamo pagato anche la perdita di tanti giocatori importanti che ci hanno condizionato. Con l’Argentina è la prima volta in tre anni e mezzo che incontriamo una squadra che ci ha messo sotto, poi loro stavano bene e forse erano più freschi. Ci vuole tempo, non ci inventiamo i giocatori, sappiamo che ci sarà da soffrire abbastanza e vedremo cosa accadrà”, sono le sue parole con cui vuole restare ancorato alla realtà. Il problema è la mancanza di ‘materia prima’, ovvero di calciatori in grado di giocare stabilmente e con continuità in serie A.
“Alcuni giocano in A da tempo, altri no, ma sono in condizione. Mancano d’esperienza, ma il filo è sempre lo stesso, cercare giocatori che abbiano qualità e velocità, che magari non sono come Verratti e Jorginho che giocano a certi livelli e ci vorrà più tempo. Poi a settembre o marzo potremo recuperare qualcuno. Se riuscissimo a dare dei minuti a questi ragazzi il filo conduttore resta lo stesso. Gioco, personalità e tecnica”, è l’analisi del ct che evidenzia una carenza nel reparto offensivo,. “Nel calcio devi fare gol per vincere, devi trovare attaccanti che in Italia in questo momento non ci sono. Gli unici sono ancora Belotti e Immobile e non abbiamo altri, ma solo giovani che fanno fatica a giocare in B. E l’unico è Scamacca che non ha partite a livello internazionale. La speranza è che chi è ora in B possa arrivare velocemente in Serie A e cominci a segnare”, è il suo augurio. La strada appare lunga e tortuosa. L’importante è viaggiare tutti compatti. I numerosi infortuni hanno condizionato un gruppo che ha visto diversi giocatori lasciare il ritiro (“Molti non erano nelle condizioni di giocare. Erano sfatti fisicamente, hanno bisogno di recuperare”) ma il Mancio non ha nascosto la sua sorpresa per il rientro di Lazzari e Zaccagni. “Stavano bene. Ma ci hanno detto che non erano in grado di giocare e li abbiamo mandati a casa”. Anche da qui, dalla forza del gruppo, si deve ripartire.
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