Buenos Aires impazzita di gioia per la Nazionale campione del mondo
Il riconoscimento di una intera città trascinata in un delirio collettivo di felicità ha i connotati dell’epica applicata al calcio. A dimostrazione che il mondo del pallone senza tifosi non è nulla se non un gioco vuoto e senza anima. L’Argentina di Messi campione del mondo tornata in patria con la Coppa da alzare verso un cielo biancoceleste sgombro di nuvole, ha ricevuto l’abbraccio commovente di un intero popolo che fin dalla notte precedente (quando alle 2.30 la Seleccion è sbarcata all’aeroporto internazionale di Ezeiza) ha iniziato a riempire le arterie principali e le vie iconiche della capitale, dall’area intorno all’Obelisco alla Casa Rosada, per gridare e piangere la propria gioia sotto il pullman scoperto dei ‘campeones’.
Una marea umana di proporzioni bibliche (calcolate oltre quattro milioni di persone), come recitano le stesse televisioni locali che hanno faticato con una sola inquadratura a coprire l’immensità della folla scesa in strada. Dopo una domenica di interminabili festeggiamenti in tutto il Paese, questo martedì è stata dichiarata festa nazionale per condividere la gioia insieme ai campioni del mondo. Ma per motivi di sicurezza e ordine pubblico gli organizzatori sono stati costretti a deviare il percorso iniziale del bus che, partito dal centro sportivo della federcalcio Argentina (Afa), ha attraversato l’autostrada 25 de Mayo e le altre vie della capitale, senza però raggiungere l’Obelisco e le aree iconiche del centro storico. Il pullman per diverse ore ha proceduto a passo d’uomo (appena 13 chilometri nelle prime tre ore) facendosi largo con difficoltà tra la folla che inneggiava ai suoi idoli, da Messi a De Paul, da Di Maria al portiere Martinez, simboli dell’impresa iridata in terra qatariota. Con l’autostrada al collasso ci sono volute ore solo per raggiungere l’Avenida General Paz.
Alla fine, la Seleccion è stata costretta a lasciare il pullman. Per raggiungere il centro della città, i giocatori sono stati fatti salire su cinque elicotteri che hanno sorvolato il centro. “I campioni del mondo hanno sorvolato l’intero percorso in elicottero perché è diventato impossibile proseguire via terra a causa dell’esplosione di gioia popolare. Continuiamo a festeggiare in pace e a mostrare loro il nostro amore e la nostra ammirazione”, ha scritto in un tweet la portavoce presidenziale, Gabriela Cerruti.
Fin dalle prime ore le autorità del governo della città di Buenos Aires avevano rivolto un appello ai tifosi chiedendo loro un comportamento prudente in occasione della sfilata della squadra guidata da Lionel Messi. Il timore era quello di veder riproposte le scene già viste domenica al termine della vittoria con la Francia, quando si era assistito ad atteggiamenti poco responsabili da parte di persone arrampicate sui lampioni e i tetti delle fermate dei bus e dei negozi, persino sui monumenti tra i quali lo stesso iconico obelisco. Appello caduto parzialmente nel vuoto. C’è infatti chi non ha rinunciato a scalare l’Obelisco e chi ad arrampicarsi sulle balaustre dei terrazzi. Il pullman è stato per tutto il percorso scortato da un ingente spiegamento di agenti che hanno fatto fatica a contenere l’euforia dei tifosi tra un sventolio di bandiere, palloncini biancocelesti, striscioni inneggianti Messi senza tralasciare le foto di Maradona.
Visualizza questo post su Instagram
Proprio al ‘Pibe de Oro’ ma anche a tutti coloro che il Mondiale lo hanno sfiorato, la Pulce ha rivolto un dolce pensiero attraverso un lungo post su Instagram: “Dal barrio di Grandoli ai Mondiali in Qatar sono passati quasi 30 anni. Erano passati circa tre decenni in cui il pallone mi ha dato molte gioie e anche un po’ di tristezza. Ho sempre avuto il sogno di essere campione del mondo e non volevo smettere di provare, pur sapendo che sarebbe potuto non accadere mai”, ha scritto Leo sottolineando che “questa Coppa che abbiamo vinto è per tutti quelli che non l’hanno raggiunta nei precedenti Mondiali, come nel 2014 in Brasile, dove se lo meritavano tutto per come hanno combattuto fino alla fine, hanno lavorato sodo e lo volevano tanto quanto me. E lo avremmo meritato anche in quella maladetta finale”. E’ dunque un tributo che Messi fa a tutti i giocatori argentini e a tutte le nazionali che hanno sognato questo traguardo immenso che renderà la Pulce immortale. La festa è solo all’inizio.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata