L'ex calciatore torna sulle sue dichiarazioni in risposta a una domanda sulla morte di Gianluca Vialli: "Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi"

Il mio ragionamento è figlio del dolore che mi porto dentro per la scomparsa di Vialli, che ho sempre considerato un amico e che tanto mi ha aiutato, di Mihajlovic e di altri ragazzi che, come me, hanno giocato a pallone negli anni Novanta. Sono tanti, troppi, quelli che se ne sono andati. Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Magari non c’entrano nulla, magari si scopre qualcosa…”. L’ex centrocampista Dino Baggio, in un’intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’, torna sulle sue dichiarazioni in risposta a una domanda sulla morte di Gianluca Vialli, che tanto stanno facendo discutere in queste ore. “Colpa mia. Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire ‘antidoping’, e non ‘doping’”, spiega. “Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c’erano i controlli. Mica si scherzava. È un errore che nasce dalla consuetudine. Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: ‘Anche stavolta mi tocca il doping…’. E così questo modo di dire me lo sono portato dietro…”.

Figuratevi se i medici ci davano sostanze dopanti: avevamo controlli ogni tre o quattro giorni. No, semplicemente vorrei sapere dagli scienziati se gli integratori che prendevamo, a lungo andare, possono creare problemi nel nostro corpo”, prosegue l’azzurro. “Aiutarsi con gli integratori era naturale e necessario. Ora, però, vorrei sapere se questi integratori, alla lunga, possono creare danni”. I giocatori si sottoponevano anche a flebo: “Cosa c’era dentro? Di preciso non l’ho mai saputo. Di sicuro non sostanze dopanti, perché l’antidoping non mi ha mai fermato. Però si trattava di farmaci, che sono cose diverse dalle sostanze naturali che magari vengono utilizzate oggi. Quei farmaci, assunti per tanto tempo, sono ancora nel mio corpo, nei miei tessuti? Chi lo sa? Vorrei che qualcuno mi potesse rispondere”. “Se ho paura? Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un’indagine seria andrebbe condotta“. “Mi piacerebbe che la scienza potesse dare risposte sui farmaci che ci venivano somministrati, per recuperare da un infortunio o per ritrovare le energie. E mi piacerebbe – conclude Baggio – anche che tutto il mondo del calcio ricercasse la verità, che non necessariamente deve essere negativa. Sarebbe un’operazione di trasparenza”.  

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