Storia e carriera dell'allenatore portoghese: dagli esordi al fianco di Van Gaal alla panchina della Roma, passando per lo storico Triplete nerazzurro

José Mourinho compie 60 anni. Un traguardo importante per lo Special One, nato a Setubal, in Portogallo, il 26 gennaio 1963. L’allenatore della Roma festeggia il compleanno a pochi giorni dalla delicata sfida di campionato, di domenica sera, a Napoli contro la capolista. Ne aveva 45, di anni, quando arrivò in Italia per la prima volta: era il 2008 quando approdò sulla panchina dell’Inter, entrando nel cuore dei tifosi nerazzurri per il suo carisma prima e poi grazie all’impresa storica del triplete conquistato dai nerazzurri nel 2010.

Gli inizi e i successi

AS Roma, annunciato il prossimo allenatore: Jose Mourinho - foto di repertorio

Provocatorio, carismatico, a volte arrogante, genio della tattica e della comunicazione Mourinho è stato senza dubbio una delle personalità più amate e odiate del calcio europeo degli ultimi anni. Dopo gli inizi in Portogallo e Spagna, al fianco dell’allenatore del Barcellona Van Gaal, il mito di Mou inizia a nascere grazie ai successi raggiunti col Porto che arriva a vincere, nella stagione 2002-03, campionato, Coppa di Portogallo, Coppa Uefa e infine la Champions League. 

Nel 2004 approda in Premier League alla guida del Chelsea di Abramovich e conquista due campionati, due Coppe di Lega, un Community Shield e una Coppa d’Inghilterra, E’ qui a Londra che si autodefinisce lo “Special one”. Quattro anni dopo Mourinho arriva in Serie A e porta i tifosi nerazzurri in paradiso: vince due campionati, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e la storica Champions League. 

Dopo il triplete vola in Spagna e sulla panchina del Real Madrid Mou vince ancora: una Coppa del Re, la Liga e una Supercoppa spagnola nel 2012. Poi di nuovo in Inghilterra conquista un altro campionato e una Coppa di Lega, di nuovo col Chelsea, prima di essere chiamato sulle panchine di Manchester United (dal 2016 al 2018 quando alza al cielo una Supercoppa inglese, un’altra Coppa di Lega e un’Europa League) e poi del Tottenham.

Nel 2021 Mourinho torna in Italia, ma questa volta nelle Capitale, alla guida della Roma, con la quale vince la prima edizione della Conference League.

Le provocazioni e gli eccessi

 Ma il tecnico portoghese non è famoso solo per i suoi successi sul campo: lo è forse ancora di più per i suoi show polemici in panchina o davanti ai giornalisti, per non parlare delle liti coi colleghi. Vedi le scintille con Antonio Conte, con il quale ha animato un botta e risposta sconfinato nella telenovela, o Wenger. In Spagna si ricordano ancora il dito nell’occhio rifilato al povero Tito Vilanova dopo il ko in Supercoppa spagnola. E poi ci sono le polemiche made in Italy: la corsa-sfogo sul prato del Camp Nou dopo l’eliminazione in Champions del Barcellona, corredate da dito rivolto al cielo, e ovviamente il mitico gesto delle manette in Inter-Sampdoria, diretto all’arbitro Tagliavento, dopo i due rossi a Samuel e Cordoba.

Eccessi gestuali che si accompagnano anche a quelli verbali, e anche qui il portfolio è variegato: citiamo solo le leggendarie ‘zero tituli’ e ‘prostituzione intellettuale’. Insomma, la polemica fa parte del dna di Mourinho ed è parte della sua strategia comunicativa, costantemente improntata sul ‘noi contro tutti’. E nel suo destino ci sarà sempre quello di spaccare in due il pubblico. Mou, come sempre, sa come catalizzare l’attenzione, nel bene e nel male.

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