Sofferenza e audacia. E l’Inter resta ancorata all’Europa di Champions continuando a sognare. Con una prova tutto cuore e sacrificio, coraggio e qualità, la squadra di Inzaghi va in… Porto, si regala una notte da incorniciare frenando i lusitani sullo 0-0, quanto basta per accedere ai quarti di Champions dopo il successo di misura a San Siro e scacciare via i venti di crisi. Serviva una prova così, per dare un segnale forte e disinnescare le polemiche che spiravano alle spalle di Inzaghi che al ‘Do Dragao’ si giocava anche un pezzo del suo futuro sulla panchina nerazzura. La risposta della sua squadra è stata perfetta, per generosità, attitudine, atteggiamento e razionalità superando la densità portoghese in mezzo al campo con ordine e gestendo il finale thriller grazie ad un super Onana (parata decisiva con palla sul palo), Dumfries (salvataggio quasi sulla linea) e un pizzico di fortuna (traversa portoghese proprio allo scadere). I brividi conclusivi sono gli unici corsi dall’Inter in tutto l’arco del match, che la squadra di Inzaghi poteva sbloccare già nel primo tempo. Il Porto per larghi tratti non è riuscito ad imporre il gioco, faticando a trovare gli spazi, merito della prova superlativa di Çalhanoğlu e Mikhtaryan, ma anche di Acerbi e di Darmian, i veri protagonisti della sfida insieme a Dzeko, prezioso nel far rifiatare la squadra nei momenti di massima difficoltà. Una prova corale da vera Inter, come chiedeva tutta la tifoseria e la stessa dirigenza nerazzurra che attendeva una reazione da Champions di questa levatura. L’Inter così raggiunge il Milan ai quarti (era dal 2006 che le due milanesi non arrivavano in tandem a questo traguardo) e c’è attesa per il Napoli per un tris di italiane nelle prime otto che profuma tanto di rivincita per il calcio tricolore.
Il tecnico nerazzurro, Simone Inzaghi, senza Gosens, schiera dal 1′ in attacco Dzeko con Calhanoglu che torna regista. Darmian vince il ballottaggio con Skriniar che parte dalla panchina. Nei lusitani assente Pepe (neanche in panchina, al suo posto Cardoso). Davanti Evanilson con Taremi.
C’è un po’ di tensione da parte dei giocatori nerrazzurri che nei primi minuti giocano accorti, commettendo anche un paio errori in fase di palleggio, per non farsi sorprendere alle spalle degli avversari. Il Porto si fa infatti subito pericoloso con un destro potente da fuori che lambisce il palo lontano facendo correre un primo brivido ai nerazzurri. I lusitani sono aggressivi soprattutto sulle corsie esterne, l’Inter non affonda troppo limitando i rischi delle giocate ma trova spazio sulla sinistra e al 21′ si costruisce una ottam chane in contropiede grazie a Barella che innesca dzeko a campo aperto, Il bosniaco tira ad incrociare e Diogo Costa si oppone senza affanni. La squadar di Conceiocao non vuole scoprirsi subito limitando però i suoi affondi. La prima mezz’ora nerazzurra scorre via senza particolari patemi (conclusione a giro di Taremi che si spegne abbondantemente sul fondo), frutto di una disposizione in campo ordinata e attenta. Gara molto spezzettata con tanti interventi irregolari in mezzo al campo. Calhanoglu e Mkhitaryan coprono bene gli spazi con personalità, allentando la pressione del Porto che faticano a costruire e a dare ritmo al match. Meno brillante invece Lautaro che non fa salire la squadra, è ‘morbido’ negli interventi anche in fase di copertura e da una sua indecisione nasce un’azione corale per il Porto di pura qualitò conclusa da Evanilson che calcia a botta sicura trvando l’opposizione provvidenziale di Dimarco. L’azione accende il do Dragao e la squadra di Conceicao che si sbraccia chiedendo alla squadra di aumentare i giri del motori. Sul finire della prima frazione due acuti, il primo di Lautaro che ruba un pallone, salta due uomini e calcia forte sul primo palo da posizione defilata, il secondo di Eustaquio che su un cross di Pepè che gira alle spalle della linea difensiva nerazzurra, si butta dentro in scivolata non arrivando sul pallone per pochi centimetri.
Nella ripresa il Porto spinge con maggiore convinzione e intensità, arriva forte sulle seconde palle e propone una serie di cross tagliati che cercano di mettere in difficoltà l’Inter, brava a non sbilanciarsi grazie alla solidità dei suoi centrocampisti (Mkhitaryan il migliore) e al lavoro in copertura di Dzeko. E’ una partita a scacchi, lenta e che vive di tiepidi fiammate, tutta giocata a centrocampo. Al 63′ Calhanoglu si inventa un lancio in profondità, Dimarco calcia male con il piede debole ma è scattato in fuorigioco. Il Porto accelera il gioco e Inzaghi per gli ultimi 20′ si affida alla panchina sostituendo gli stremati Dzeko (appena ammonito) e Dimarco per Lukaku e D’Ambrosio. L’Inter è allo stremo delle forze, si ferma Bastoni che chiede il cambio (al suo posto De Vrij) e anche Dumfries è in difficoltà (problemi fisici) così come Darmian, autore di un ottima prova. Il finale è pura sofferenza. Il Porto spinge, Dumfries salva sulla linea, Onana respinge su un colpo di testa di Taremi e poi Gruij colpisce la parta alta della traversa. La fortuna, ma anche tanta sofferenza, premia gli audaci. E l’Inter più combattivo degli ultimi tempi vola ai quarti.