Per i giallorossi delusione ai rigori
Finisce con le lacrime di Mourinho e Dybala, l’uomo che aveva illuso un popolo intero, e gli errori di Mancini e Ibanez dagli undici metri. La Roma non riesce a invertire il corso della storia, il Siviglia è ancora padrone in Europa League e per i giallorossi arriva un’altra cocente delusione europea ai rigori dopo la finale di Champions League persa nel 1984 contro il Liverpool.
Gli andalusi dal dischetto sono glaciali, Pellegrini e compagni arrivano invece sfiniti e sfiancati nel momento clou al termine di una partita-maratona, durata 146 minuti, con recuperi extralarge e supplementari interminabili. Per gli spagnoli è il settimo trionfo in Europa League, un percorso netto fatto di sette finali vinte su sette disputate; la Roma si ferma sul più bello, a un passo dalla doppietta Europa-Conference League in due anni. La gemma della Joya nel primo tempo infiamma una Puskas Arena a tinte più giallorosse che biancorosse, nella ripresa il forcing dei ragazzi di Mendilibar produce il pareggio, con l’autorete di Ibanez, fino all’amaro epilogo dagli undici metri. José Mourinho perde la prima finale europea nella sua carriera da vincitore seriale, in una notte amara per l’ambiente capitolino comunque capace di arrivare a un sospiro dalla coppa.
Il nome a sorpresa per la finale è quello di Dybala, che Mourinho getta subito nella mischia con una maglia da titolare schierandolo sulla tre quarti accanto a Pellegrini alle spalle dell’unica punta Abraham. La presenza della Joya dal 1′ ha un effetto benefico sulla Roma, che parte forte pressando alto e giocandosela a viso aperto con gli andalusi. Matic e Cristante spadroneggiano in mezzo al campo e recuperano una quantità industriale di seconde palle. Al resto ci pensa la classe e il talento del numero 21 giallorosso, che prima inventa per Celik che serve al centro Spinazzola che all’altezza del dischetto calcia troppo centralmente, poi si mette in proprio e – su assist in verticale di Mancini – trafigge Bounou con un diagonale imprendibile.Il gol incassato dopo oltre mezz’ora ‘sveglia’ il Siviglia, che aumenta i giri del motore e mette all’angolo l’avversario, costruendo due palle gol con Fernando sugli sviluppi di un calcio d’angolo e soprattutto con un bolide da fuori area di Rakitic che colpisce la base del palo. La Roma si salva, ma giusto per l’intervallo. Perché in avvio ripresa la pressione degli spagnoli non si attenua e alla fine, quasi inevitabile, arriva il pareggio con un goffo autogol di Mancini, che nel tentativo di anticipare En-Nesyri su cross di Jesus Navas infila la sfera nella propria porta.
La Roma è in debito d’ossigeno, anche perché gli inserimenti di Lamela e Suso – ‘giustizieri’ della Juventus in semifinale – adoperati da Mendilibar a fine primo tempo fanno cambiare marcia ai biancorossi, così Mou toglie dalla contesa prima uno sfinito Dybala, poi Abraham, a sua volta acciaccato. Il Siviglia palleggia meglio ma senza la pericolosità trovata a cavallo dei due tempi, la Roma dopo il momento di difficoltà tra l’1-0 e l’1-1 pesca nuove energie inattese dal serbatoio e sfiora il gol in due occasioni su palla inattiva. Bounou mura Abraham, con Ibanez che in mischia colpisce malissimo a porta spalancata, e poco dopo si ripete con un intervento a mano aperta sulla girata di Belotti. Il Siviglia torna a pungere nel recupero, con un colpo di testa impreciso di En-Nesyri e con un tiro da fuori di Suso che per poco non sorprende Rui Patricio. Nei supplementari gli animi in campo si placano, dopo le polemiche per il rigore prima concesso al Siviglia e poi tolto dal Var per un contatto tra Ibanez e Ocampos e per il mancato fischio in favore della Roma per un fallo di mano di Fernando, anche perché le due squadre sono sfinite. La partita si trascina così stancamente ai rigori, con l’ultimo sussulto regalato sul gong da Smalling, che di testa centra la traversa al termine di un secondo tempo supplementare eterno, con oltre 11 minuti di recupero in una partita destinata a entrare nel libro dei record come la più lunga di sempre. E che, ancora una volta, vede il Siviglia re di coppe uscire vittorioso.
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