Il giocatore spagnolo, perno dello squadrone di Herrera, è morto a 88 anni
Inter e tutto il calcio mondiale piangono la scomparsa di Luis Suárez Miramontes, detto Luisito, nato a La Coruna il 2 maggio 1935 e scomparso oggi all’età di 88 anni. “Un talento unico e un grandissimo interista”, il saluto del club nerazzurro, con il quale Suarez ha vinto tre campionati, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.
Un talento unico e un grandissimo interista.
Il numero 10 della Grande Inter che portò i nostri colori sul tetto d’Italia, d’Europa, del Mondo.“Se non sapete cosa fare, date palla a Suarez”.
Ciao Luisito.#FCIM pic.twitter.com/odfKbe5TOh— Inter (@Inter) July 9, 2023
Considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, ha esordito tra le fila del Deportivo La Coruna per poi trasferirsi al Barcellona, dove ha vinto due edizioni del campionato spagnolo, della Coppa nazionale e della Coppa delle Fiere. Nel 1961 approda all’Inter, sotto la guida dell’allenatore argentino Helenio Herrera, il Mago, che lo aveva già avuto alle sue dipendenze nel Barcellona e ne richiese espressamente l’ingaggio: la cifra sborsata dalla società milanese, vicina ai 300 milioni di lire, permise ai blaugrana di costruire un nuovo anello al Camp Nou.
Nel frattempo, Suarez si afferma come come uno dei migliori registi del panorama internazionale venendo annoverato ancora oggi tra i massimi interpreti del ruolo nella storia del calcio. Concluse la carriera nel 1973 giocando per la Sampdoria.
Con la maglia della nazionale spagnola ha collezionato 32 presenze e segnato 14 reti partecipando alla vittoriosa edizione casalinga del campionato d’Europa 1964. A livello individuale ha conquistato il Pallone d’oro 1960, divenendo il primo e unico spagnolo ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento messo in palio da France Football (fatta eccezione per l’oriundo Alfredo Di Stéfano).
Moratti ricorda Suarez: “Ci fece fare il salto di qualità”
Il Suarez nerazzurro lo racconta l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti: “Oltre ad essere stato dirigente della mia Inter, Suarez è stato il più grande campione dell’Inter fino a quel momento – spiega a LaPresse – Ci ha fatto fare il salto di qualità, ci ha fatto vincere campionati, coppe europee ed intercontinentali. Era completo, eccezionale, con doti fuori dal normale, un passaggio al volo da cinquanta metri che non ho visto mai più fare a nessuno”.
Dopo una stagione d’esordio caratterizzata dalla rete all’Atalanta al debutto, nonché da un infortunio al menisco apparso più grave dell’effettiva entità, nella seconda stagione il Mago ne ridefinì la posizione in campo, facendone il pilastro della mediana: smessi i panni d’incursore, Suárez divenne in breve tempo faro del centrocampo nella Grande Inter. Suarez fece parte anche della a formazione dell’Inter che perse il campionato 1963-64 nello spareggio con il Bologna, oltre a quella della finale di Coppa Campioni 1966-67 contro il Celtic in cui lo spagnolo fu rimpiazzato da Bicicli per infortunio.
Concluse la carriera con un triennio alla Sampdoria, raggiungendo dal 1971 al 1973 l’obiettivo della salvezza con i liguri.
Dopo il ritiro dall’attività agonistica, intraprese la strada di allenatore guidando nel 1973-74 il settore giovanile del Genoa: l’anno seguente rimpiazzò Masiero (suo compagno di squadra in nerazzurro dal 1961 al 1963) proprio sulla panchina dell’Inter, chiudendo tuttavia il campionato 1974-75 con un deludente nono posto. Il suo miglior risultato in qualità di tecnico lo raggiunse al timone dell’Under-21 iberica, aggiudicandosi il campionato europeo di categoria nel 1986 ai rigori contro i pari età dell’Italia. Da selezionatore della rappresentativa maggiore guidò invece le Furie Rosse ai Mondiali 1990, terminati con l’eliminazione contro la Jugoslavia negli ottavi di finale.
Dal gennaio al maggio 1992 assunse nuovamente la conduzione dell’Inter, rilevando il dimissionario Orrico: la seconda parentesi da allenatore dei meneghini è legata alla vicenda di Desideri, posto fuori rosa per aver insultato l’iberico dopo un gol segnato al Napoli. Sul piano agonistico la stagione culminò nell’ottavo posto, con conseguente esclusione dalle coppe continentali. Entrato nei quadri dirigenziali della Beneamata a seguito dell’insediamento di Massimo Moratti alla presidenza nel febbraio 1995, nell’autunno del medesimo anno sedette pro tempore in panchina per rilevare l’esonerato Ottavio Bianchi in attesa dell’ufficialità di Roy Hodgson.
Suarez era ricoverato al Niguarda di Milano da alcuni giorni a seguito del peggioramento di una malattia.
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