Il ct deve fare a meno di Ferico Chiesa e Lorenzo Pellegrini, infortunati

Amore e organizzazione, passione ed estro al servizio del gioco e del risultato. L’attesa è finalmente terminata, Luciano Spalletti non vede l’ora di sedersi per la prima volta sulla panchina della Nazionale azzurra e dare subito la sua impronta all’Italia pronta a ricostruirsi, nell’anima e nello spirito dopo i passi falsi e le turbolenze ferragostane. Contro la Macedonia del Nord che fa riemergere incubi sinistri, è vietato sbagliare, c’è da cancellare non tanto quella sconfitta che eliminò gli azzurri dal sogno Mondiale ma da ‘rifare’ una Nazionale chiamata a raccogliere tre punti pesanti per non mettere a rischio la qualificazione agli Europei dopo il ko contro l’Inghilterra e il successo non facile con Malta.

L’obiettivo per noi è riuscire a far emozionare tutti gli italiani, siamo la squadra di tutti. E ovviamente per riuscirci dobbiamo fare risultato. Le persone devono legarsi alla Nazionale, poi ovviamente parlerà il campo. Abbiamo alle spalle una storia importantissima, ultimamente abbiamo subito qualche ferita, dobbiamo risanarle. La disponibilità dei ragazzi è stata totale, sono stato felicissimo di vederli in campo”, ha dichiarato il neo ct in vista del suo debutto. L’esordio è segnato alla vigilia dagli infortuni dell’ultima ora di Federico Chiesa e Lorenzo Pellegrini, che al termine dell’ultimo allenamento per via precauzionale non sono partiti alla volta di Skopje per evitare rischi maggiori.

Ma per il tecnico campione d’Italia il doppio imprevisto non crea alcun turbamento. “Gli infortuni di Chiesa e Pellegrini non spostano assolutamente niente, abbiamo a disposizione 30 giocatori per cui ci fidiamo di tutti loro e ce ne sono anche altri. E’ la prima volta che ho un presidente che mi prende tutti quelli che volevo e lo ringrazio di questo. Più tranquillo di così non potevo essere”, prova a scherzare il ct, fedele alla sua filosofia di gioco. “Sono cose che dispiacciono ma abbiamo usato un metodo come se fossimo stati un club. Non abbiamo insistito, al primo avvertimento di piccoli fastidi li abbiamo lasciati liberi, potevamo anche tentare di recuperarli per la prossima partita, ma abbiamo deciso anche perché così abbiamo altri calciatori forti come Pellegrini e Chiesa”, ha aggiunto Spalletti. Per i sostituti il ct non si sbilancia troppo ma la visione appare chiara: “Zaccagni è più di ruolo, Raspadori lo sa fare, nel Napoli ultimamente ha giocato in quel ruolo lì, poi ce ne sono anche altri”. Immobile (capitano) e Cristante sono in vantaggio su Raspadori e Locatelli ma non ci sono totali certezze nemmeno in difesa, con Bastoni e Dimarco in recupero su Romagnoli e Spinazzola.

L’importante però per il ct è l’orchestra e non l’assolo. Organizzazione è il termine che più ha usato per indicare la strada da seguire. “Sopra ogni altra cosa c’è un comportamento da tenere per tutta la partita che non ci faccia mai sentire vittime e che ci porti alla ricerca di quello che abbiamo parlato durante gli allenamenti. Poi si spera che il risultato ne sia la conseguenza, anche se a volte succede l’opposto ma abbiamo una nazionale forte e tutto quello che ci vuole per fare un buon calcio. Bisogna essere organizzati”, ha spiegato il ct consapevole della qualità della sua squadra. “Dentro la corretta organizzazione c’è il fatto di lasciare spazio all’estro e alla fantasia del calciatore, perchè non va mai ingabbiata l’immaginazione del calciatore che vede linee di passaggio che altri non vedono. E fondamentale che tutto questo vada a braccetto con questa organizzazione. La cosa difficile non è attaccare sempre ma saper leggere i momenti della partita”, ha tenuto a sottolineare non dimenticando il vero punto centrale che deve muovere la squadra, ovvero l’amore per la maglia e per i colori azzurri. “Si deve vedere un’idea di calcio che debba far innamorare”. Il resto verrà da sè. Vittoria compresa.

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